Fattura semplificata: cos’è, come si fa, a cosa serve e quando utilizzarla

La Guida di Danea alla fattura semplificata. La fattura che sostituisce quelle ordinarie e permette una maggiore rapidità per piccoli importi.

Fattura semplificata
 

Ti è mai capitato di dover emettere una fattura semplificata, senza avere la più pallida idea di come gestire la situazione? Ecco la guida con tutte le risposte che ti permetteranno di capire cos’è, come si fa, a cosa serve e quando redigere una fattura semplificata, evitando di incorrere in problematiche.

A partire dal primo gennaio 2013 le imprese ed i professionisti (soggetti passivi IVA) possono emettere fatture semplificate in sostituzione di quelle ordinarie per operazioni di importo non superiore a € 100 (comprensivo di imponibile più IVA). Sussiste la possibilità che in futuro l’importo limite possa essere innalzato fino a € 400 o addirittura eliminato per specifici settori d`attività, questo però solo mediante un apposito decreto del Ministero dell`Economia e delle Finanze.

Fattura semplificata: i dati

Le fatture semplificate che, oltre a rimpiazzare le normali fatture-ricevute fiscali, devono contenere le indicazioni riportate di seguito:

  • data di emissione e num. progressivo che le identifichino senza possibilità di equivoco;

  • ragione sociale, ditta, nome e cognome, residenza e/o domicilio del soggetto cedente-prestatore;

  • num. di partita IVA del soggetto cedente-prestatore;

  • ragione sociale, ditta, nome e cognome, residenza e/o domicilio del soggetto cessionario-committente;

  • indicazione dei servizi offerti-beni ceduti;

  • ammontare del totale documento e dell’imposta;

  • in caso di nota di addebito o di accredito, riferimento ad eventuale fattura rettificata con indicazioni e sulle specifiche degli elementi soggetti a modifica.

Le semplificazioni introdotte

Le fatture in esame presentano delle semplificazioni riassumibili nella possibilità di:

  • specificare soltanto partita IVA o codice fiscale del cliente nazionale, tralasciando i dati anagrafici-residenziali;

  • specificare il num. di identificazione IVA per il cliente comunitario (prefisso e num. di partita IVA estera), tralasciando i dati anagrafici-residenziali;

  • specificare il totale dell’ammontare complessivo (per es.: 80 euro come totale fattura con 22% di IVA o 80 euro come totale fattura con 14,42 euro di IVA);

  • specificare il dettaglio di servizi resi-beni ceduti, invece della natura-quantità-qualità degli stessi.

Fattura semplificata: le esclusioni

Esistono alcuni casi specifici nei quali non è possibile usare la fattura semplificata. Tra questi ricordiamo:

  • cessioni intracomunitarie (vedi art. 41 DL num. 331/1993);

  • vendite a distanza;

  • prestazioni di servizi o cessioni di beni eseguite verso soggetto passivo stabilito in altro Stato comunitario dove l’imposta è dovuta. Al contrario, è possibile utilizzare la fattura semplificata in caso di prestazioni effettuate verso soggetto passivo di imposta stabilito in Paese extra Unione Europea.

Questo genere di fattura, che rappresenta una soluzione caratterizzata dalla presenza di uno scarso numero di informazioni e da importi decisamente ridotti, risulta particolarmente utile soprattutto per soggetti operanti in determinati settori come, ad esempio, quello della ristorazione: alternativa efficace da sfruttare in circostanze differenti sia per risparmiare tempo sia anche per semplificare al massimo la normale procedura di emissione.

Leggi anche la guida: Modificare fattura elettronica inviata

photo credit: VinothChandar via photopin cc

Nasco a Milano nel 1985 e il primo ricordo di scuola è il quaderno coi temi d’italiano che ancora conservo. Frequento il liceo artistico a Padova, ma passo intere giornate a scrivere racconti sugli ...

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