Protesti e pagamenti in ritardo tornano a crescere: l’analisi Cerved sul 2018 e sull’inizio del 2019

L’analisi su protesti e ritardi nei pagamenti confermano un allungamento dei tempi di pagamento delle imprese italiane. Il report Cerved

protesti-pagamenti-ritardo-cerved-2019
 

Il 2018 è stato un anno un po’ controverso, infatti se è vero che ci sono stati segnali evidenti che hanno confermato l’uscita dalla crisi da parte delle PMI e industrie italiane, ci sono state anche delle avvisaglie che il trend di crescita si stava fermando.

In questo senso una nuova analisi, condotta da Cerved, ha evidenziato che i tempi di pagamento sono tornati ad allungarsi. Questa è la prima volta che succede dopo il 2012.

L’aumento è evidente su due fronti: le scadenze medie in fattura sono aumentate da 57,1 a 57,7 giorni, e i ritardi medi sono passati da 15,3 a 15,6 giorni.

L’analisi è ha preso in esame i pagamenti di 3 milioni di imprese italiane, evidenziando che nel corso dello scorso anno queste hanno pagato le fatture in media in 73,3 giorni, quasi un giorno in più del 2017. Inoltre è aumentato anche il numero di imprese che pagano i fornitori con un ritardo che supera i due mesi (dal 6,9% al 7,3%).

protesti-pagamenti-ritardo-cerved-2019

Come prevedibile, però, i ritardi non sono uguali per tutti. Ci sono differenze sostanziali che interessano la dimensione delle imprese italiane, e la loro provenienza geografica.

I ritardi sono più gravi per le microimprese e per le PMI, per le società che operano nell’industria e nei servizi. I ritardi sono concentrati nel Sud Italia, di cui 11,2% delle aziende hanno saldato le fatture con ritardi superiori ai due mesi. Livelli fortemente critici sono stati rilevati in Sicilia (14,1%) e in Calabria (13,8%). Le aziende più puntuali, invece, si trovano in Trentino Alto Adige e in Veneto, dove le percentuali salgono rispettivamente a 4,2% e 4,5%.

L’Italia risulta spaccata a metà anche dal punto di vista dei protesti.

Easyfatt software fatturazione elettronica e gestionale
easyfatt

Easyfatt è il software gestionale utilizzato ogni giorno da oltre 100.000 imprese italiane.

PROVALO GRATIS ORA

Nel 2018 sono state protestate 16.901 società, 3.000 in meno dell’anno precedente. Il fenomeno risulta più molto più marcato nel Centro-Sud, con numeri che doppiano quelli relativi alle aziende dell’Italia settentrionale.

La situazione dell’Italia meridionale, quindi, risulta critica in diverse regioni, sia dal punto di vista dei ritardi nei pagamenti che nel numero di protesti. In Calabria, Campania e Sicilia risultano esserci più del 10% di società che pagano con un ritardo superiore ai 2 mesi, e un’incidenza dei protesti superiore all’1% delle aziende operative.

I dati relativi al primo trimestre del 2019 confermano, in sostanza, il trend riscontrato nell’anno precedente. L’economia italiana sta rallentando e va a modificare sempre di più le abitudini di pagamento delle imprese. I ritardi di pagamento verso i fornitori aumentano, toccando in media i 70,6 giorni. Le attese sono in media con quelle dei primi trimestri dei due anni precedenti, grazie alle scadenze delle fatture più stringenti (da 54,4 a 58,2 giorni). L’analisi approfondita dell’aumento dei ritardi permette di scoprire che sono aumentate le imprese puntuali (dal 49,8 al 51,9%), in concomitanza con l’aumento di quelle in ritardo grave (dal 5,6 al 6%), vale a dire oltre i due mesi.
Le società che soffrono di più sono quelle più piccole, infatti le percentuali aumentano tra le PMI e le micro imprese, mentre si riducono tra le società più grandi.

protesti-pagamenti-ritardo-cerved

Dal punto di vista dei settori produttivi, i problemi aumentano nell’industria e nel terziario, mentre i più puntuali sono nelle costruzioni. I settori in maggiore sofferenza sono agricoltura, largo consumo, filiera automotive e servizi non finanziari.

Confermato anche il divario tra Nord e Sud Italia: a nord i ritardi sono marginali, mentre nel Mezzogiorno sono più significativi. Si riconfermano i fanalini di coda la Sicilia e la Calabria.

Per quanto riguarda i protesti, i dati sottolineano come il trend continui: in calo le società con cambiali o assegni protestati. Nel primo trimestre del 2019 sono state protestate 7.482 imprese non individuali, circa il 10% in meno rispetto al primo trimestre del 2018 (8.362), con cali generalizzati a tutti i settori e in tutta la Penisola.

Come sempre mi capita quando mi viene chiesto di parlare di me, mi ritrovo in grande difficoltà. Questo perché le definizioni mi sono sempre andate strette. Quello che posso dire su di me è che sono ...

Vai agli articoli dell'autore >