Rapporto Cerved PMI 2022: crisi energetica e cambiamento climatico

Le piccole e medie imprese italiane stanno soffrendo lo shock energetico e l’incertezza geopolitica. Ad attenderle, anche la sfida del cambiamento climatico. Ecco i principali risultati emersi dal report Cerved 2022.

Rapporto Cerved PMI 2022
 

Poche settimane fa è stato pubblicato il nuovo rapporto Cerved PMI, una fotografia dettagliata che la banca dati Cerved Group del grado di merito creditizio delle imprese italiane scatta ogni 12 mesi. A presentarla è stato Andrea Mignanelli, Ceo del gruppo di report e statistiche, durante Osservitalia 2022, l’evento dedicato all’analisi delle imprese italiane. Vediamo meglio di cosa si tratta, su quale campione si basa e le evidenze emerse dal report di quest’anno.

Il report Cerved PMI: l’analisi delle piccole e medie imprese italiane

Il rapporto Cerved PMI è un documento annuale dedicato all’analisi delle piccole e medie imprese italiane e al loro stato di salute economico e creditizio.
Il report prende in esame le piccole e medie imprese italiane (PMI) in base alla classificazione della Commissione Europea e ai criteri di “Fatturato”, “Attivo” e “Dipendenti”.

Secondo questa classificazione, si possono dividere le aziende in quattro gruppi di analisi:

  • grandi imprese: aziende con più di 250 dipendenti oppure oltre 50 milioni di euro di Fatturato e un Attivo maggiore di 43 milioni di euro;
  • medie imprese: aziende con meno di 250 dipendenti, un Fatturato inferiore ai 50 milioni di euro e un Attivo inferiore ai 43 milioni;
  • piccole imprese: aziende con meno di 50 dipendenti e un Fatturato o un Attivo inferiori ai 10 milioni di euro;
  • microimprese: le aziende con meno di 10 dipendenti e un Fatturato o un Attivo pari o inferiori ai 2 milioni di euro.

Per definire il campione di analisi, sono stati presi in esame gli ultimi bilanci disponibili delle aziende italiane risalenti al 2020. Di questi, sono 157.025 le società che rientrano nei requisiti di definizione delle Piccole e Medie Imprese. In particolare, il campione preso in analisi comprende 129.738 piccole imprese e 27.287 aziende di media grandezza. Sul totale percentuale, le PMI rappresentano il 15,7% delle imprese che hanno presentato un bilancio e danno lavoro a quasi 5 milioni di lavoratori.

Grazie all’analisi approfondita e alla fotografia del substrato economico italiano che il rapporto Cerved PMI 2022 offre, è possibile comprendere le difficoltà politiche e sociali che negli ultimi 12 mesi hanno affrontato le PMI italiane e che potranno influire sul futuro prossimo dell’economia d’impresa nazionale. Il report è un prezioso strumento per istituzioni, investitore e per le imprese stesse, per capire il panorama nel quale si trovano ad operare e compiere le scelte più adeguate in risposta alle problematiche o agli obiettivi raggiunti che vengono evidenziati.

In particolare, il rapporto PMI 2022 si è focalizzato su come gli scenari geopolitici ed economici e il cambiamento climatico possano avere influenza sull’andamento delle aziende. Vediamo più nel dettaglio i punti presi in analisi ed evidenziati.

Rapporto Cerved 2022: la ripresa delle PMI nel post pandemia

Easyfatt software fatturazione elettronica e gestionale
easyfatt

Easyfatt è il software gestionale utilizzato ogni giorno da oltre 100.000 imprese italiane.

PROVALO GRATIS ORA

Uno dei primi punti evidenziati dal rapporto Cerved 2022 è la ripresa delle PMI nel periodo post pandemia. Se l’avvento del Covid, dei contagi e delle misure sanitarie per contenerli aveva provocato perdite importanti per le aziende italiane, il 2021 segna un anno di ripresa importante per le PMI, con una crescita maggiore rispetto alle aspettative.

Secondo i dati presi in analisi, le piccole e medie imprese nazionali hanno risposto con prontezza ai danni e ai blocchi causati dalla crisi, mostrando resilienza e dinamismo nel cercare di limitare le perdite e recuperare il possibile avviando una sostenibile ripresa.

In particolare, dopo una perdita registrata nel 2020, il numero di PMI attive nel 2021 registra un rialzo che porta i valori sopra il livello pre-Covid. Anche i fatturati registrati nei bilanci crescono nel 2021, portandosi ad un aumento di oltre il 5% rispetto al 2019, con un rimbalzo trainato dalle medie imprese.

Alla base della risposta positiva delle aziende si possono trovare fattori endogeni e fattori esogeni. Per quanto riguarda i fattori endogeni, al primo posto troviamo che le PMI si sono rafforzate dal punto di vista patrimoniale sempre di più negli ultimi anni, risultando più solide e meno esposte dal punto di vista finanziario. Al contempo, dal punto di vista esogeno, le esigenze di liquidità delle aziende sono state sostenute dalla reazione veloce delle istituzioni nazionali ed europee, generando aspettative positive sulla ripresa.

Leggi la guida Danea alla gestione della liquidità aziendale

Sono invece le performance di industria e costruzioni a trainare la crescita del margine operativo lordo delle PMI: i dati positivi sono certamente stimolati dagli incentivi messi a disposizione dal governo.

I dati tuttavia hanno portato ad un indebitamento maggiore delle PMI, che durante il 2021 hanno visto aumentare i loro debiti finanziari, grazie ai bassi tassi di interesse. Tuttavia, nonostante i numeri in crescita e scadenze più rigide, le PMI hanno registrato una riduzione dei giorni di ritardo nel pagamento ai fornitori. Se i mesi più intensi della pandemia avevano fatto registrare un’impennata di pagamenti saltati, il 2021 ne ha registrato il forte calo.

PMI, le minacce dettate dalla nuova congiuntura

Nonostante le prospettive di ripresa post-pandemia, le previsioni positive hanno subito un brusco peggioramento nei primi mesi 2022, con l’inizio del conflitto russo-ucraino e l’intensificazione dello shock energetico. L’avvento di un nuovo conflitto nell’area di influenza europea, la conseguente crisi energetica amplificata e l’inflazione hanno invertito con rapidità lo scenario, amplificando in poco tempo le finestre di incertezza.

Il rapporto Cerved 2022 ha provato a descrivere lo stato delle PMI nel 2022-2023 sulla base di due scenari, denominati baseline e worst. Gli scenari sono influenzati da diverse dinamiche, tra cui l’escalation del conflitto, l’evoluzione della crisi energetica, la capacità di implementare il PNRR efficacemente, le restrizioni introdotte dalla BCE in ambito politica monetaria.

Nel baseline scenario il rapporto Cerved ha ipotizzato una stabilizzazione degli elementi, che permette una crescita dei fatturati reali anche nel 2023.
Il worst scenario invece è dominato dalle ipotesi negative e in particolare da un prolungamento delle tensioni di guerra, dall’interruzione dei flussi di gas dalla Russia, dall’implementazione del PNRR e dagli impatti del maggior costo del debito su domanda e produzione per l’innalzamento dei tassi. L’insieme di tali fattori porta ad una forte flessione di ricavi e margini lordi.

Ciò che più fa emergere trend differenti sono le ipotesi di diversa esposizione allo shock energetico dato dal conflitto russo-ucraino. In particolare, a subire i maggiori impatti del blocco del gas russo sono le industrie dei metalli e le aziende che lavorano materiali per l’edilizia, che necessitano di grandi volumi di energia impiegati nei processi produttivi.

Leggi 5 consigli per la gestione dei flussi di cassa nelle PMI

PMI e cambiamento climatico: la sfida nella transizione ecologica

In aggiunta allo scenario geopolitico, il rapporto Cerved ha evidenziato i rischi legati agli effetti del cambiamento climatico e i costi della transizione verso modelli più sostenibili.

Quella nei confronti del cambiamento climatico rimane forse la sfida più grande di questo secolo alla quale le imprese sono chiamate a rispondere. Se non verranno messi in atto interventi per ridurre le emissioni nel breve periodo, si potrebbe registrare un’intensificazione degli eventi climatici estremi. La minaccia non riguarderebbe solo il livello sociale, ma anche quello economico e finanziario.

È il 2050 l’anno entro il quale l’UE si è impegnata a raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni nette. Il processo è però legato a rischi significativi e richiede investimenti in ogni settore economico.

Durante il 2022, la Banca Centrale Europea (BCE) ha invitato le banche europee a condurre il Climate Stress Test, un esercizio necessario per valutare la resilienza delle aziende e delle banche stesse ai rischi climatici.

L’analisi è stata condotta mettendo a confronto tre scenari di politiche climatiche:

  • “Orderly”: la transizione procede in modo graduale e regolare. Il raggiungimento degli obiettivi sulle emissioni e sul riscaldamento del pianeta permette di contrastare l’aumento della frequenza e della severità degli eventi climatici.
  • “Disorderly”: le politiche di transizione vengono attuate in ritardo, con costi più elevati nel medio termine.
  • “Hot House” le politiche ambientali implementate sono insufficienti a fermare il cambiamento climatico, con il conseguente aumento della frequenza e della severità degli eventi climatici.

Cerved ha simulato gli impatti dei possibili scenari climatici disegnati dalla BCE sulle PMI italiane, integrando gli input macroeconomici, settoriali e di scenario forniti dalla Banca Centrale Europea con score, modelli e algoritmi di simulazione per proiettare i bilanci delle imprese al 2050. In base a quanto ipotizzato e rilevato, le PMI italiane avrebbero bisogno di circa 135 miliardi di euro di investimenti per raggiungere gli obiettivi dettati dalla BCE.

Questi sono i risultati più evidenti emersi dal rapporto Cerved 2022. L’intero documento può essere scaricato dalla pagina dedicata >

Sono nata nel 1995 da un'idea a due passi da Padova. Sono dinamica, entusiasta e adoro creare soluzioni semplici per problemi complessi. Sono sempre sul pezzo e sono molto pignola, tanto che mi dicono ...

Vai agli articoli dell'autore >