Gestione delle spese personali: 3 tattiche per imparare a risparmiare

È sempre fra i buoni propositi per il nuovo anno, ma è anche una delle cose più difficili da fare. Tre tattiche che secondo la ricercatrice Wendy de la Rosa ci possono aiutare a risparmiare.

Gestione spese personali: 3 tattiche per imparare a risparmiare
 

Forse tra i buoni propositi per l’anno nuovo c’era anche quello di iniziare a risparmiare, ma arrivati a questo punto dell’anno ci siamo resi conto che dovremo inserirlo nella lista del prossimo anno. Oppure siamo riusciti a mettere da parte un piccolo gruzzoletto, ma sentiamo che, in fondo, dovremmo fare di più.

Risparmiare è importante, lo sappiamo bene, eppure ci sembra di farlo sempre meno. Questo accade perché quando si tratta di soldi siamo più frivoli di quello che crediamo, oppure perché abbiamo dei problemi con la nostra forza di volontà?

In realtà, nessuna delle due opzioni è quella corretta, secondo Wendy de la Rosa, direttrice e cofounder del Common Cents Lab della Duke University, a Durharm, in Nord Carolina, Stati Uniti. Proprio nel Common Cents Lab vengono studiati scientificamente i comportamenti che possono aiutare le persone a migliorare la propria situazione finanziaria.

La sua formazione da economista del comportamento di Wendy de la Rosa l’ha portata ad affermare che l’importo che risparmiamo è strettamente correlato agli spunti ambientali che stanno attorno a noi.

Nel 2017, infatti, nel Lab è stato condotto un interessante esperimento che riguardava le persone che ricevevano degli aiuti alimentari negli Stati Uniti. I partecipanti, che hanno ricevuto tutti gli stessi aiuti per lo stesso importo, sono stati divisi in due gruppi, in modo da creare una differenza nella tempistica con cui veniva a conoscenza delle loro entrate. A un gruppo di loro è stato mostrato il reddito ricevuto attraverso gli aiuti alimentari su base mensile, mentre all’altro gruppo su base settimanale. Il secondo gruppo ha mostrato, quindi, una migliore capacità di pianificare il proprio bilancio rispetto ai partecipanti al primo gruppo.

Ad aiutare a comprendere il motivo di questa differenza ci pensano le scienze sociali: quando riceviamo una grossa somma, tutta insieme, una volta al mese (esempio: l’accredito del pagamento di una collaborazione continuativa) siamo più portati a sbagliare l’assegnazione dei nostri fondi, perché si può venire a creare l’effetto “manna dal cielo”, che porta a un falso senso di sicurezza e ci rende più difficile risparmiare.

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Nessuno è davvero immune all’effetto manna dal cielo, anche se non riceviamo aiuti statali come i partecipanti all’esperimento. Pensiamoci un attimo: possiamo davvero negare di sentire quel senso di abbondanza nel giorno in cui veniamo pagati? Spesso questa sensazione ci porta inevitabilmente ad aprire il portafoglio con più facilità, o a comprare con più facilità online, soprattutto se lo contrapponiamo al giorno prima di ricevere lo stipendio mensile.

Un’idea, quindi, è quella di pensare al nostro stipendio in un’ottica settimanale piuttosto che mensile, e già possiamo ottenere una migliore gestione delle spese personali.

Per prima cosa è fondamentale avere una chiara idea di quali siano le nostre spese, e quindi scegliere uno strumento che ci aiuti a tenerle sotto controllo. Non siamo dei computer in grado confrontare di continuo quanto stiamo spendendo con quello che vorremmo spendere, ma fortunatamente esistono degli strumenti che ci aiutano a farlo come le molte app per la gestione del budget personale sul mercato.

Oltre a cambiare gli spunti ambientali, Wendy de la Rosa consiglia di mettere in atto altri tre consigli che ci possono aiutare a prendere delle decisioni più sagge nei confronti dei nostri soldi.

Prendere di mira gli acquisti piccoli ma frequenti

In un’altra ricerca svolta al Lab di Durham de la Rosa ha chiesto ai partecipanti quali fossero gli acquisti che rimpiangevano di più. Al primo posto svettano le commissioni bancarie, seguite a ruota dai soldi spesi per mangiare fuori casa. Si tratta di una spesa che tutti noi facciamo spesso, e altrettanto frequentemente non ci rendiamo conto di quanto questa incida sulla nostra capacità di risparmiare. A volte, anche se sappiamo quanto ci costano i nostri pasti fuori casa, non siamo in grado di cambiare le nostre abitudini.

La prima cosa che possiamo fare a riguardo è smettere di utilizzare come pagamento qualcosa di direttamente collegato al nostro conto corrente (bancomat, carta di credito, paypal), in favore di una carta di debito con un importo limitato all’interno, oppure utilizzare i contanti che abbiamo messo da parte per questo scopo.

Ogni volta che supereremo il budget che ci siamo dati, per aggiungere nuovi fondi dovremo fare più fatica (fare un bonifico, andare a prelevare altri contanti) e quindi saremo scoraggiati dal farlo.

Darsi un limite è importante. Per cominciare possiamo dare un’occhiata alle nostre spese e sottolineare quali sono gli acquisti che più spesso ci ritroviamo a rimpiangere. Una volta identificati, a seconda dei casi, possiamo trovare qualche modo creativo per rendere più difficile il loro acquisto.

Costringere il proprio sé futuro a risparmiare

Solitamente quando pensiamo a noi stessi, abbiamo due persone diverse in mente: il nostro sé presente, e il nostro sé futuro. Di solito il nostro sé futuro è la parte migliore di noi, soltanto perché lo vediamo in modo ottimistico: si metterà a dieta, farà molto esercizio fisico, chiamerà più spesso i parenti e, ovviamente risparmierà molto. Uno dei motivi per cui non risparmiamo è perché siamo convinti che lo farà la nostra versione futura. Ci dimentichiamo, però, che quelle due persone sono in realtà una sola, e siamo noi, e che dovremmo iniziare a fare quello che ci promettiamo da subito.

Al Lab Wendy de la Rosa ha condotto uno studio proprio a questo riguardo. Partendo dal presupposto che uno dei momenti più efficaci per risparmiare è quando si riceve il rimborso delle tasse. Al primo gruppo è stato chiesto qualche mese prima del rimborso che percentuale di questo avrebbero messo da parte, mentre il secondo gruppo è stato interrogato subito dopo aver ricevuto il rimborso. La loro risposta sarebbe stata vincolante in entrambi i casi. Le risposte hanno evidenziato che il primo gruppo ha indicato una percentuale più alta di circa 10 punti rispetto al secondo. Gli studiosi credono che la differenza sia dovuta al fatto che abbiano risposto in nome del loro sé futuro che, ovviamente, è un buon risparmiatore.

Come possiamo quindi sfruttare questa conoscenza? Possiamo costringere il nostro sé futuro a risparmiare, per esempio, abilitando un bonifico automatico verso il nostro “conto salvadanaio”, o affidarci a qualche app che permette di prendere decisioni in anticipo. Possiamo usare la creatività per inventarci qualche soluzione, ma l’importante è che gli impegni prevedano delle conseguenze reali.

Sfruttare i momenti di passaggio

Un altro esperimento condotto nel Lab ha coinvolto degli adulti che volevano condividere la propria casa. Sui social media sono stati pubblicati due annunci sulla stessa popolazione di riferimento, ovvero i 64enni.

Il primo annuncio recitava:

“Hey, stai invecchiando. Sei pronto per la pensione? Condividere la casa può aiutare”.

Il secondo annuncio invece è stato più specifico:

“Stai per compiere 65 anni. Sei pronto per la pensione? Condividere la casa può aiutare”

La differenza, in sostanza, sta nell’aver sottolineato un momento di transizione, e questa ha portato a un maggior numero di click nel secondo annuncio. In psicologia lo chiamano “effetto del nuovo inizio”, ed è lo stesso che fa impennare la motivazione ad agire all’inizio dell’anno, o di una stagione. Non ci resta quindi che iniziare a sfruttarlo a nostro favore, partendo proprio dal giorno del nostro compleanno: troviamo un obiettivo finanziario che vogliamo raggiungere e piazziamolo in una bella notifica nel nostro calendario.

Fonte: ideas.ted.com

Come sempre mi capita quando mi viene chiesto di parlare di me, mi ritrovo in grande difficoltà. Questo perché le definizioni mi sono sempre andate strette. Quello che posso dire su di me è che sono ...

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