Ora legale: pro e contro per imprese e persone in vista dell’addio del 2021

Dal 2021 diremo addio al cambio dell’ora, una breve analisi di pro e contro per persone e imprese

Dal 2021 diremo addio al cambio dell'ora: pro e contro per persone e imprese
 

“Ma con il cambio dell’ora devo spostare l’orologio un’ora indietro o un’ora avanti?”

Due volte all’anno è la stessa storia. In ogni caso, non si è mai contenti, giusto?

– Bah, che pacco, mi devo svegliare un’ora prima!

– Oh, ma che schifo, le giornate durano di meno!

Bene, dal 2021 non dovremo più preoccuparci. Dopo una consultazione online che si è tenuta dal 4 luglio al 16 agosto 2018, e che ha raccolto 4,6 milioni di risposte provenienti da tutti i 28 Stati membri dell’Unione Europea (il numero più alto di risposte mai ricevute in una consultazione pubblica della Commissione..!), l’84% dei rispondenti si è detto favorevole all’abolizione del cambio dell’ora.

Alla domanda: “Qual è la sua esperienza generale riguardo al cambio dell’ora?”

(…) più dei tre quarti dei rispondenti (76%) ritengono che il cambio dell’ora due volte l’anno sia un’esperienza “molto negativa” o “negativa”. Per giustificare un’eventuale abolizione del cambio dell’ora i rispondenti hanno avanzato considerazioni legate agli effetti negativi sulla salute, a un aumento degli incidenti stradali o all’assenza di un risparmio energetico.
Comunicato stampa CE del 31/08/2018

Ora legale estiva e ora solare invernale

La maggior parte degli Stati membri ha una lunga tradizione di disposizioni relative al cambio dell’ora, molte delle quali risalgono alla prima e alla seconda guerra mondiale o alla crisi petrolifera degli anni settanta. A partire dagli anni ’80 l’Unione europea ha progressivamente adottato nuove norme in virtù delle quali tutti gli Stati membri si sono impegnati a coordinare il cambio dell’ora, unificando i diversi regimi nazionali.

Dal 1996 scatta per tutti gli europei l’ora legale estiva, per cui l’ultima domenica di marzo si spostano le lancette avanti di un’ora (in Italia UTC+2), perdendola in sonno e guadagnandola in luce diurna: più luce solare nel pomeriggio si traduce in risparmi energetici.

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L’ultima domenica di ottobre si passa invece all’ora solare invernale spostando indietro le lancette dell’orologio (per l’Italia, UTC+1), quando fa giorno prima al mattino e fa buio prima alla sera.

Va però ricordato che gli stati membri dell’Unione mantengono il diritto di decidere il proprio fuso orario (solare o legale): quel che si abolirà, pertanto, è il cambio di fuso.

Va da sé che il mancato coordinamento dei fusi potrebbe causare problemi economici al mercato interno, in particolar modo nei settori dei trasporti, dell’energia e della finanza. Per questo motivo, la risoluzione prevede una clausola per cui ci si riserva il diritto di presentare una proposta legislativa per il rinvio della direttiva fino ad un massimo di 12 mesi.

Lo scopo delle norme dell’UE non era quindi quello di armonizzare le disposizioni sul cambio dell’ora nell’Unione, ma di affrontare i problemi – soprattutto per i settori della logistica e dei trasporti – derivati dalla mancanza di coordinamento tra gli Stati membri nell’applicare le variazioni dell’ora nel corso dell’anno.

Eliminando il cambio di fuso si abolisce l’ora legale o l’ora solare?

Su questa vicenda da parte dei media c’è stata un po’ di confusione, in quanto in moltissimi hanno parlato di abolizione di ora legale a favore dell’ora solare.

In realtà, sarà l’esatto contrario. A settembre 2018 Jean-Claude Juncker, attuale Presidente della Commissione Europea, ha infatti parlato di estensione dell’ora legale ai 12 mesi dell’anno. Ad essere abolita, pertanto, sarà l’ora solare.

Ora legale tutto l’anno. Cosa comporterà?

Diversi studi scientifici ritengono che il cambiamento d’orario abbia conseguenze negative per la salute psico-fisica, tra cui:

  • sbalzi di umore,
  • problemi cardiaci,
  • disturbi del sonno.

Lo spostamento delle lancette inciderebbe anche sugli incidenti sul lavoro e stradali.

Potrebbe quindi non essere un caso che la consultazione sia stata proposta da Finlandia, Polonia, Estonia, Lettonia, Germania e in generale dagli altri paesi settentrionali dell’Unione. Mantenendo le lancette sull’orario estivo (ora legale) i paesi Nordici potrebbero beneficiare di un’ora di luce in più, cosa che comporterebbe anche un risparmio economico in termini di energia.

Ma sarebbe davvero così vantaggioso? Secondo uno studio dell’Europarlamento, l’abolizione dell’ora solare farebbe guadagnare solo lo 0,34% dell’energia consumata a livello UE, seppur con significative variazioni tra i vari Stati.

Per quanto riguarda l’Italia, secondo i dati Terna – gestore della rete elettrica nazionale – i sette mesi di ora legale comportano una riduzione nei consumi di corrente elettrica di circa 550 milioni di chilowattora ogni anno (567 nel 2017); dieci anni fa il cambio d’ora consentiva di tagliare circa 640 milioni di chilowattora. Se si considerano i costi medi, il risparmio ottenuto è di circa 104 milioni di euro (circa € 1,7 ad abitante) con risparmi maggiori nei mesi di aprile e ottobre, in cui le giornate sono più corte in termini di luce naturale.

Mantenere l’ora legale anche d’inverno permetterebbe di beneficiare di giornate con una luce solare prolungata (seppur al costo di mattine più scure), potendo così sfruttare meglio il tardo pomeriggio, dopo il lavoro. Ciò sarebbe un chiaro beneficio per quanto riguarda la vita privata, ma si tradurrebbe anche in risvolti positivi in termini di consumi legati ad esempio a intrattenimento, sport, turismo e cultura.

Mantenere sempre l’ora legale avrebbe anche effetti positivi sulla sicurezza stradale e sul lavoro.

Avremmo quindi il vantaggio di beneficiare di serate più lunghe e luminose, con lo svantaggio però di dover sopportare l’arrivo dell’alba un’ora più tardi, cosa che in alcuni settori potrebbe essere però controproducente.

Nel settore agricolo, ad esempio, la perdita di ore di luce al mattino potrebbe comportare un problema.

Dal 2001 scrivo per siti internet e blog (passando per quelle che una volta erano le webzine, le community, ecc ecc). Lavoro in proprio come freelance e collaboro con diverse agenzie di comunicazione e ...

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