POS obbligatorio e sanzioni: no del Consiglio di Stato ai 30 Euro

Bloccata per violazione della “riserva di legge” la sanzione prevista per gli esercenti che non accettano i pagamenti con bancomat o carte di credito: i dettagli

POS obbligatorio e sanzioni: no del Consiglio di Stato ai 30 Euro
 

Il Consiglio di Stato ha bloccato la mini-sanzione di 30 euro prevista per non aver rispettato l’obbligo del POS, perché viola il principio della “riserva di legge”.

L’obbligo del POS per esercenti e professionisti ha una storia lunga e travagliata, fatta di revisioni e “rimpalli” tra il Ministero dello sviluppo economico e il Consiglio di Stato.

Il POS obbligatorio è previsto dal decreto legge 179/2012 ed è entrato in vigore dal 2014. L’effetto di questa normativa è stato in parte finora vanificato perché l’assenza del POS non viene ancora sanzionata.

Il Ministero aveva elaborato un decreto sulle sanzioni e lo ha poi inviato al Consiglio di Stato per ottenere il parere necessario all’applicazione. Ma il Consiglio si è espresso negativamente riguardo quanto presentato dal MiSE, mettendo in risalto il problema che sta alla base. La norma primaria rimanda al decreto attuativo per le modalità, i soggetti interessati, i termini e l’importo delle sanzioni in denaro, ma non ha specificato altri criteri, come l’importo minimo e massimo, l’indicazione dell’autorità competente e le procedure applicabili.

Il Ministero, quindi, non ha risposto con nuove sanzioni, ma ha preferito applicare quelle già previste dall’articolo 693 del codice di procedura penale, che sanziona l’esercente che non accetta il pagamento effettuato con monete in corso legale. In base a questa norma, quindi, il non accettare il pagamento con bancomat o carte di credito avrebbe comportato una sanzione di 30 euro.

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La palla è passata quindi, di nuovo, al Consiglio di Stato che, pur apprezzando lo sforzo contro l’evasione fiscale di questo impianto normativo, ha rilevato come questa soluzione sia insufficiente a garantire la correttezza formale della disciplina sanzionatoria, perché comporta l’applicazione di una sanzione precedente alla norma da rispettare. Per affermare ciò il Consiglio ha sottolineato l’incompatibilità con l’articolo 23 della Costituzione italiana, secondo questo cui “nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge”, e quindi con l’articolo 1 della legge 689/1981 secondo cui “nessuno può essere assoggettato a sanzioni amministrative se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima della commissione della violazione”.

Quindi tutta la questione torna di nuovo sulla scrivania del MiSE, con la richiesta di presentare al Consiglio una relazione che prospetti le soluzioni possibili per superare i problemi di incostituzionalità emersi durante l’ultimo parere.

Per il momento, quindi, l’obbligatorietà del POS rimane in sospeso e le sanzioni di 30 euro non verranno emesse, e nessuno può dire con certezza come evolverà la situazione.

Un’ultima riflessione è d’obbligo. Sanzioni a parte, il confronto europeo mostra che più del numero dei terminali conta l’effettivo utilizzo. Ad esempio, in Italia si trovano più terminali POS che in Belgio (26 ogni mille abitanti contro 17), ma sono usati sei volte meno.

La stessa evoluzione tecnologica che sta spingendo l’uso delle card, però, ha già iniziato ad aprire nuovi scenari. Come i sistemi di pagamento con il cellulare o tramite app. Forse l’obbligo e le sanzioni non sono la strada giusta. Continuare a lavorare per l’azzeramento dei costi di transazione per le imprese e spingere per l’adozione dei pagamenti digitali anche nelle PA forse è la prima cosa da fare!

Come sempre mi capita quando mi viene chiesto di parlare di me, mi ritrovo in grande difficoltà. Questo perché le definizioni mi sono sempre andate strette. Quello che posso dire su di me è che sono ...

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