POS obbligatorio un anno dopo, deludono gli effetti

A un anno dall’introduzione del POS obbligatorio poco è cambiato tra incertezze, sanzioni soft e incentivi non pervenuti

POS obbligatorio un anno dopo, deludono gli effetti
 

A circa un anno di distanza dall’introduzione in Italia del POS obbligatorio (che impone ad esercenti e professionisti l’accettazione di pagamenti con carta di debito per tutte le somme superiori ai 30 euro), l’utilizzo della moneta digitale non sembra ancora essere decollato: chi già possedeva il dispositivo elettronico ha semplicemente mantenuto l’abitudine di adoperarlo, mentre solo una piccola percentuale di chi ne era sprovvisto ha scelto di munirsene per allinearsi alla normativa entrata ufficialmente in vigore il 30 giugno 2014.

Una situazione tanto ambigua quanto paradossale, consentita in primo luogo sia dalla mancanza di vere e proprie sanzioni destinate ai trasgressori, sia anche dal fatto che una consistente parte dei consumatori ignora il diritto di poter pagare con il bancomat in presenza di cifre ridotte.

Stando alle parole del deputato e responsabile per l’innovazione del Pd Sergio Boccadutri, il problema sembra dipendere da una pura questione culturale che ancora spinge una parte degli utenti finali a credere di perdere il controllo sulle proprie uscite usando la moneta elettronica, nonostante oggi sia possibile verificare continuamente ogni singola transazione via internet: anche se allo stato attuale dei fatti l’obbligo del POS viene solo percepito come un’arma per ridurre l’evasione fiscale, in realtà potrebbe consentire un risparmio collettivo derivante dall’attivazione di diverse economie di scale.

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Le statistiche però stanno cambiando in fretta e sempre di più sono gli italiani che il POS lo preferiscono o addirittura lo ritengono essenziale per la scelta d’acquisto come testimoniato dagli ultimi dati 2015.

Vedi l’infografica: Mobile POS e POS: il 70% degli italiani preferisce i pagamenti elettronici

Per meglio comprendere questo discorso basti infatti pensare che tra indennità di cassa, sicurezza e trasporti, la gestione del contante costa pressapoco 10 miliardi di euro, dei quali il 48% è a carico delle banche (e quindi, di conseguenza, anche dei loro clienti): più allo Stato costa l’amministrazione della carta moneta, più la popolazione si trova costretta a sborsare denaro, ma riducendo il quantitativo di banconote in circolazione anche questi stessi costi vengono automaticamente ridotti.

Nonostante continuino a sussistere forti resistenze nei confronti del POS obbligatorio e delle transazioni digitali, va comunque detto che la situazione si sta via via trasformando anche per effetto dei nuovi tetti imposti dall’Unione Europea su commissioni pari al 0,3% per le carte di credito ed al 0,2% per i bancomat. Commissioni che, gravando maggiormente sulle banche e concedendo più margini di profitto ai commercianti, scatenano il dissenso dei tanti istituti di credito non intenzionati a rinunciare alla propria fetta di guadagno.

Con l’intento di migliorare la situazione, il senatore Piero Aiello ha recentemente presentato un DDL in cui sono previsti incentivi per chi si allinea alla normativa dell’obbligo del POS e sanzioni per i trasgressori, la proposta però per il momento sembra essere stata congelata per mancanza di fondi. Idea concordata anche da Boccadutri che, pur non essendo d’accordo con le punizioni, invita comunque a ridurre l’utilizzo della carta moneta ed a promuovere l’adozione degli strumenti di pagamento elettronici, anche mediante appositi sistemi di detrazione riservati alle transazioni digitali, tipo quelli delle spese mediche con franchigia minima.

Sempre per lo stesso deputato del Pd, essendo i 14 milioni di persone senza conto corrente il maggiore impedimento alla diffusione dei pagamenti digitali, bisognerebbe forse puntare, oltre che sull’POS obbligatorio per gli esercenti e professionisti, anche sui micropagamenti da cellulare: visto che la popolazione italiana, secondo i sondaggi, sembra essere tra le più portate ad affidarsi a questo tipo di pagamenti.
Inoltre, diverse compagnie telefoniche permettono già di pagare attraverso smartphone, la spinta di questi stessi canali potrebbe infatti cominciare a ridurre la diffidenza dei consumatori nei confronti delle transazioni elettroniche.

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photo credit: Frankieleon cc

Nasco a Milano nel 1985 e il primo ricordo di scuola è il quaderno coi temi d’italiano che ancora conservo. Frequento il liceo artistico a Padova, ma passo intere giornate a scrivere racconti sugli ...

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