IMPORTANTE: l’articolo tratta un tema delicato e un rapporto molto importante per ogni impresa, professionista e freelance. Questo articolo non ha la pretesa di coprire ogni caso peculiare ma ha un semplice scopo informativo e l’obiettivo di dare una prima alta veduta sul tema.
L’attività professionale del commercialista è stata da sempre caratterizzata, ma oggi lo è ancora di più, per la molteplicità e la complessità degli adempimenti e degli incarichi svolti. Proprio a causa di questa complessità, il commercialista si espone a diversi tipi di responsabilità nello svolgimento della propria attività.
Ma se il commercialista sbaglia, chi paga?
Non è assolutamente banale rispondere a questa domanda in quanto ci sono molti aspetti che devono essere valutati e considerati.
Anche nel caso del commercialista come per altre categorie, la responsabilità si configura quando il professionista non si attiene alla cosiddetta diligenza professionale, cioè non adempie agli impegni assunti con la lealtà, correttezza e competenza dovute in relazione all’attività svolta.
Nell’esercizio del suo incarico, il professionista diligente deve:
- rispettare la legge, nonché il codice deontologico della propria categoria professionale;
- verificare la propria competenza e la possibilità effettiva di svolgere l’incarico;
- informare il cliente delle difficoltà e dei rischi che la pratica presenta, sia prima del conferimento del mandato sia nel corso dello stesso;
- svolgere l’incarico con cura e perizia professionale.
Alcuni casi di responsabilità
Facciamo ora alcune considerazioni su alcuni casi nei quali è possibile effettivamente invocare una responsabilità professionale del commercialista. Easyfatt è il software gestionale utilizzato ogni giorno da oltre 100.000 imprese italiane.
Ad esempio nel caso in cui il commercialista sbagli la compilazione della dichiarazione dei redditi dovrà certamente risarcire il suo cliente per l’eventuale danno subito. La domanda che ci dobbiamo porre poi: ma qual è in questo caso il danno risarcibile?
In caso di errore professionale da parte del commercialista, il risarcimento dovuto da quest’ultimo al proprio cliente non è generalmente pari all’intera somma dovuta dal cliente al fisco, in quanto questa è comprensiva degli importi che il cliente avrebbe comunque dovuto corrispondere al fisco (ovvero l’imposta). Il commercialista è quindi tenuto a risarcire al proprio cliente solo le maggiori somme che questi si è trovato a dover pagare a seguito dell’errore professionale.
Cosa fare invece nel caso in cui il commercialista sbagli una consulenza, ad esempio nel caso in cui il professionista suggerisca al proprio cliente un determinato comportamento fiscale che, invece, si riveli per lui svantaggioso. Anche in tale circostanza, sempre che sia dimostrabile un effettivo pregiudizio economico subito dal cliente, il professionista sarà tenuto a risarcire i danni prodotti al proprio cliente.
È stata la stessa Corte di Cassazione a chiarire che è compito del professionista indicare al contribuente la via fiscalmente più conveniente sulla base dei dati fornitigli da quest’ultimo: il commercialista
“ha l’obbligo di completa informazione del cliente, e dunque ha l’obbligo di prospettargli sia le soluzioni praticabili che, tra quelle dal cliente eventualmente desiderate, anche quelle non praticabili o non convenienti, così da porlo nelle condizioni di scegliere secondo il migliore interesse”.
Non rientra ovviamente tra i compiti del commercialista consigliare comportamenti elusivi o evasivi delle tasse, per quanto possano essere apparentemente più vantaggiosi da un punto di vista economico.
Infine, che fare se il commercialista dimentica di presentare la dichiarazione dei redditi o di pagare le tasse per conto del proprio cliente?
In questo caso il cliente potrà ottenere il risarcimento dei danni solo a condizione che il professionista abbia agito in malafede, quindi con dolo.
Anche in questo caso ci aiutano alcune sentenze della Corte di Cassazione secondo le quali il cliente può evitare di pagare le sanzioni al Fisco se:
- dimostra che la dimenticanza sia esclusivamente addebitabile al professionista incaricato;
- denuncia il professionista.
Dovere del contribuente infatti dovrebbe essere sempre quello di controllare che il proprio consulente abbia adempiuto agli obblighi fiscali.
Infine alcuni consigli
Concludo questo delicato con alcuni consigli:
- mantenere sempre il dialogo: il rapporto che lega il consulente fiscale con il proprio cliente è un rapporto fondato sulla fiducia, il che tuttavia non necessariamente significa non tenere sotto controllo i propri adempimenti;
- la lettera d’incarico che viene sottoscritta dal cliente e dal professionista è di fondamentale importanza in quanto è in tale documento che viene definito non solamente il compenso spettante al professionista ma soprattutto viene definito l’oggetto dell’incarico conferito;
- non dimentichiamoci infine che il commercialista deve avere necessariamente avere una polizza professionale che lo copre in caso di eventuali errori commessi nell’espletamento del proprio incarico.
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Dottore Commercialista e Revisore contabile a Trieste, se mi avessero domandato ai tempi dell’università “cosa farai da grande” non avrei mai risposto “il dottore commercialista”: ed invece ...
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