Anche se, con i tempi che corrono, la sicurezza informatica dovrebbe rappresentare a tutti gli effetti una tematica a cui prestare massima attenzione, nella realtà dei fatti solo un quarto delle imprese adotta dei provvedimenti per proteggersi dai rischi del web: dato allarmante fornito dall’indagine di Aviva, che sembra testimoniare una sorta di vero e proprio disinteresse generale nei confronti di un pericolo tanto concreto quanto letale come quello generato dalla criminalità cibernetica.
I numeri del Cybercrimine
Entrando nel dettaglio dello studio, in materia di sicurezza informatica aziendale, sappiamo che:
- 2 realtà commerciali su 5 testimoniano di non percepire alcuna minaccia;
- più di 1/3 delle società ammette di non sapere come comportarsi in presenza di un cybercrime;
- il 75% di chi ha subito un attacco informatico ha speso un massimo di 1.400 € per risolvere il problema, il 6% ha sborsato 6.500 € ed il 4% addirittura 13.000 €;
- mentre il 44% dei titolari non crede che le proprie aziende possano essere obiettivi realistici per la delinquenza online e l’8% non si cura minimamente dei rischi derivanti dalla stessa, il 23% spiega di provare preoccupazione per un eventuale attacco;
- più di 1/3 degli imprenditori conferma di essere stato vittima almeno una volta di fenomeni come la pirateria, il phishing o il pharming.
Easyfatt è il software gestionale utilizzato ogni giorno da oltre 100.000 imprese italiane.
In merito a quest’ultimo punto, oltre 1/4 di tali soggetti dice di aver sostenuto un duplice costo legato alla perdita di denaro causata dall’attacco informatico ed alla spesa per riportare la situazione alla normalità. Altro denaro è poi stato speso nell’11% dei casi per eliminare i danni alla reputazione generati dal cybercrime, nel 10% dei casi per la perdita di beni o proprietà intellettuali e nel 7% dei casi per il pagamento di richieste di riscatto.
Quanto ne sanno gli utenti
Riguardo le competenze degli utenti sulla sicurezza informatica, il 77% ha sentito parlare almeno una volta di phishing, il 69% di furto d’identità ed il 66% di hacking. Inoltre, se il 43% delle attività esaminate sa dell’esistenza di richieste di riscatto fatte da alcuni criminali in rete, il 46% conosce il pharming (che serve per indirizzare gli utenti a siti web fasulli) ed il 38% conosce quei particolari attacchi ideati per impedire l’accesso ai sistemi di business.
A detta dell’amministratore delegato di Aviva, la sicurezza informatica aziendale non deve essere presa in considerazione solo dalle grandi società, perché i sofisticati strumenti utilizzati dalla criminalità online trasformano ogni singola impresa (dalla più grande alla più piccola) in un possibile bersaglio. Per questo motivo oggi è di fondamentale importanza continuare a trovare soluzioni efficaci per tutelare gli utenti.
Leggi anche: Sicurezza informatica aziendale – La Guida Danea
Questi gli ultimi aggiornamenti sulla sicurezza informatica, che dovrebbero spingere aziende e privati a fare qualcosa in più per proteggersi dai rischi di una sfera cibernetica sempre pericolosa.
Photo credit: christopher_brown – cc
Nasco a Milano nel 1985 e il primo ricordo di scuola è il quaderno coi temi d’italiano che ancora conservo. Frequento il liceo artistico a Padova, ma passo intere giornate a scrivere racconti sugli ...
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