Cosa fa il consulente del lavoro e qual è il suo ruolo in azienda

I suoi compiti non si limitano alla semplice gestione del personale, ma riguardano più nel profondo il corretto funzionamento delle aziende

Meta Dati Post Meta Dati Post 90% 9 Consulente del lavoro: chi è e cosa fa Supporto di lettura dello schermo abilitato. Consulente del lavoro: chi è e cosa fa
 

Quando si sente parlare di consulenti del lavoro qualcuno potrebbe avere in testa un’idea un po’ fumosa. Prima di approfondirne il campo d’azione, è il caso di specificare chi è e cosa fa nello specifico.

Il consulente del lavoro è una figura professionale regolata per legge (la n.12 del 1979, Norme per l’ordinamento della professione di consulente del lavoro), abilitata a eseguire alcune attività utili per il corretto funzionamento di un’azienda. La definizione fornita da Wikipedia ci aiuta enormemente:

Il consulente del lavoro è un libero professionista che si occupa di consulenza in ambito giuslavorativo in Italia con competenze specifiche nell’amministrazione del personale subordinato e parasubordinato per conto delle imprese ed enti.

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Cosa fa il consulente del lavoro in azienda

Il consulente del lavoro rappresenta una risorsa utile per l’impresa per aiutarla a snellire la gestione del personale dal punto di vista amministrativo. Il consulente del lavoro non si occupa della gestione delle risorse umane dalla a alla z, bensì della parte più burocratica, infatti si fa carico di seguire un rapporto lavorativo dalla sua genesi e definizione, fino alla sua evoluzione ed eventualmente alla sua conclusione. Non si tratta solo di redigere i contratti di lavoro, risolvere i litigi tra colleghi, e compilare le buste paga… sebbene siano le attività più note dei consulenti del lavoro, questi rappresentano solo alcuni tra i compiti che possono essere svolti da questi professionisti.

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Se l’attività prevalente del consulente del lavoro è la compilazione dei cedolini dei dipendenti, con il calcolo di tutti i relativi adempimenti previdenziali e assicurativi, questo professionista può far valere la sua competenza anche in altre mansioni, spesso complicate e per cui sono necessarie competenze specifiche. Si può occupare dell’inquadramento dell’azienda e dei suoi dipendenti, dando informazioni sugli adempimenti in materia di lavoro, dalla previdenza all’assistenza sociale dei dipendenti. Il consulente stesso si occupa di iscrivere i lavoratori agli Istituti previdenziali e assicurativi a loro competenti, e gestisce le comunicazioni con i Centri per l’impiego. Può offrire consulenza tecnica in materia di lavoro, quando si presentano problemi nell’inquadramento contrattuale di qualche dipendente o collaboratore, gestendo anche le comunicazioni e le pratiche con gli enti competenti (Centri per l’impiego, INPS, INAIL, sindacati, ecc).

In caso di liti o cause legali, il consulente del lavoro è in grado di dare consulenza tecnica su questioni inerenti i rapporti di lavoro, per esempio in caso di controversie individuali e collettive, oppure se viene ordinata un’ispezione, o ancora quando si vuole presentare un ricorso. Durante un processo può anche offrire consulenza tecnica d’ufficio o di parte, assistendo il giudice o le parti in conflitto.

Attualmente i consulenti del lavoro sono molto numerosi nel nostro Paese, complice anche il fatto che il tessuto produttivo è costellato da numerosissime imprese, per lo più di piccole o medie dimensioni. Su queste va a gravare un’ingombrante burocrazia, relativa al lavoro subordinato e parasubordinato, che spesso viene aggiornata e revisionata.

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Inquadramento della figura professionale del consulente

Dal punto di vista professionale, il consulente del lavoro rientra nelle professioni protette (o riconosciute) e, di conseguenza, chi la esercita deve essere iscritto all’albo professionale della categoria. Per accedere a questa professione, quindi, è necessaria una laurea triennale (o superiore) in giurisprudenza, economia, scienze politiche, oppure un diploma universitario o la laurea triennale in consulenza del lavoro. Dopo la laurea è necessario un tirocinio di 18 mesi a cui fa seguito l’esame di stato per l’iscrizione all’albo professionale. Nonostante questo la legge italiana non prevede competenze esclusive per questa professione, infatti anche i ragionieri, i dottori commercialisti, gli esperti contabili e gli avvocati possono esercitare l’attività di tenuta e conservazione dei libri obbligatori in materia di lavoro. Anche gli agrotecnici abilitati alla professione e iscritti al loro albo possono svolgere le attività del consulente del lavoro ma solo per le piccole aziende del settore agricolo.

A conti fatti, quindi, il consulente del lavoro è una figura importante a cui l’azienda può rivolgersi per ottimizzare la gestione dei dipendenti, con tutto quello che ne segue. Un prezioso collaboratore, da scegliere con attenzione, che snellisce la burocrazia e si interfaccia a nome dell’azienda con le principali istituzioni (INPS, INAIL, ecc.).

Classe 83. Trevigiano di nascita ma Internettiano d’adozione. Non ho ricordi di casa mia senza un computer. La prima volta che ho messo piede sul web avevo 12 anni, Google ancora non esisteva e ci volevano ...

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