Fatturazione elettronica verso la PA: pagamenti sempre in ritardo

Nonostante l’introduzione della fattura elettronica verso la PA, le tempistiche di pagamento nei confronti delle imprese continuano a sforare i limiti indicati dalla normativa: arriva la messa in mora da Bruxelles e l’UE fa intervenire la Corte europea di Giustizia

Fatturazione elettronica verso la PA: pagamenti sempre in ritardo
 

La Commissione UE spedisce il governo italiano alla Corte europea di Giustizia per inosservanza di una direttiva secondo cui la Pubblica Amministrazione deve saldare i propri debiti nei confronti delle imprese entro e non oltre 60 giorni.

Nella realtà dei fatti, la norma impone di farsi pagare dalla PA al massimo dopo 30 giorni dall’emissione delle fatture, ma in circostanze speciali il periodo stabilito può raddoppiare. Nonostante questo, però, a circa 3 anni dall’apertura di una procedura di infrazione verso la nostra Pubblica Amministrazione, alla stessa servono ancora mediamente 100 giorni per regolarizzarsi.

L’obbligo di saldare entro 30 giorni è stato introdotto dalla Commissione nel 2011 con effettiva messa in pratica a marzo del 2013. Inoltre, sempre secondo le nuove disposizioni, ogni pagamento in ritardo deve far scattare, oltre che gli interessi di mora, anche un indennizzo di 40 euro per sostenere i costi di recupero del credito spettante.

L’introduzione della fatturazione elettronica verso la PA doveva essere risolutiva e portare ad un adeguamento delle tempistiche di pagamento ai limiti imposti dalla normativa. Non vi è però stato un effettivo cambiamento e da Bruxelles, dopo una lettera di messa in mora, è arrivato anche un parere motivato che ha spinto l’UE a portare l’intera questione dei pagamenti in ritardo alla Corte europea di Giustizia.

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La maggiore criticità di tale situazione deriva, secondo la Commissione, dal fatto che la non puntualità dei saldi mette in crisi soprattutto le PMI: aziende che per come sono strutturate ripongono grande fiducia sulla regolarità dei flussi di cassa. Se queste realtà non ricevono quanto dovuto in tempi ragionevoli rischiano di compromettere sia la gestione finanziaria interna che la competitività.

Come dimostra una relazione annuale di Bankitalia, i debiti dello Stato nei confronti dei fornitori erano a dicembre 2016 di 65 miliardi di euro. Pendenza in calo rispetto al 2011 e al 2012 (quando si parlava di 90 miliardi di euro), che da un lato dimostra un certo impegno da parte della PA nel regolarizzarsi con maggiore puntualità, ma dall’altro desta ancora molte preoccupazioni.

Se l’associazione dei costruttori Ance, denuncia in aggiunta a quanto appena detto anche una media di 5 mesi di ritardo nei pagamenti verso le imprese operanti nell’edilizia, per il presidente Gabriele Buia tutto questo non fa che peggiorare ulteriormente la già difficile situazione di tantissimi titolari sempre più in difficoltà.

Confartigianato spiega poi che l’anno scorso:

  • il 62% delle realtà pubbliche non è riuscita a rispettare le scadenze dei saldi;
  • il 64,8% dei Comuni e il 54,5% degli altri enti pubblici ha sforato il limite dei 30 giorni;
  • il 46,9% delle attività operanti nel servizio sanitario nazionale ha pagato dopo i 60 giorni concordati;
  • e i maggiori ritardi sono stati registrati in regioni come il Molise (107 giorni dopo), la Calabria (98 giorni), la Campania (83 giorni), la Toscana (81 giorni) e il Piemonte (80 giorni).

Farsi pagare dalla PA sembra quindi piuttosto difficile, ma ci auguriamo che le sempre più pressanti minacce dell’UE portino maggiore puntualità, soprattutto per le tante piccole e medie imprese disseminate lungo l’intero territorio nazionale: aziende importantissime per l’economia di un Paese, che deve puntare in primis sulla ripresa economica.

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Nasco a Milano nel 1985 e il primo ricordo di scuola è il quaderno coi temi d’italiano che ancora conservo. Frequento il liceo artistico a Padova, ma passo intere giornate a scrivere racconti sugli ...

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