Mentre la riforma IRPEF, la cosiddetta Flat tax per i privati, prevista dal programma di governo sembra restare in stallo, i primi timidi passi sono stati mossi sul fronte partite IVA grazie alla proposta di legge per ampliare il regime forfettario alle Partite IVA con redditi fino a 100.000 Euro.
L’intento è quello di ampliare la platea di partite IVA che possono accedere al regime forfettario.
L’ipotesi delineata dalla proposta di legge presentata alla Camera prevede:
- innalzamento a € 100.000 del limite di ricavi o compensi conseguiti l’anno precedente per l’accesso al regime agevolato;
- soglia unica di € 100.000, invece di quelle attualmente in vigore differenziate a seconda del codice attività ATECO (da 25mila a 50mila euro);
- accesso al regime fiscale minimo anche alle società di persone e alle società di capitali;
- ampliato da 5mila a 15mila Euro il limite per lavoro accessorio, lavoro dipendente e per compensi erogati ai collaboratori, anche assunti per l’esecuzione di specifici progetti;
- ampliato da 20mila a 40mila Euro il limite per il costo complessivo dei beni strumentali al lordo degli ammortamenti;
- una ulteriore agevolazione nella forma di una aliquota al 5% è pensata per le startup, le persone fisiche sotto i 35 anni e gli over 55 per i primi periodi d’imposta successivi all’avvio dell’attività.
La proposta viene già chiamata “Mini Flat tax”, per distinguerla dal progetto più ampio del governo. La misura dovrebbe coinvolgere circa mezzo milione di soggetti.
Mini Flat tax: agevolazioni e vantaggi dell’ampliamento del regime forfettario
L’obiettivo della proposta di legge è di aiutare chi apre una partita Iva per immettersi o per rientrare nel mercato del lavoro. L’aiuto non si materializza solo in una tassazione agevolata e in limiti maggiori di manovra, ma anche in una concreta riduzione del carico di adempimenti.
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Il regime forfettario già da tempo esonera da obblighi come la tenuta delle scritture contabili e la presentazione della comunicazione delle operazioni rilevanti ai fini Iva (“spesometro”). La proposta ipotizza l’ulteriore esonero dagli Isa (Indici Sintetici di Affidabilità fiscale), destinati a prendere il posto degli studi di settore.
Inoltre, i contribuenti in regime forfettario sono esonerati dall’imminente obbligo di fatturazione elettronica tra privati dal 2019.
ATTENZIONE: anche i forfettari, sebbene esonerati dall’obbligo di emissione della fattura elettronica, dovranno ricevere e-fatture.
Mini Flat tax per le partite IVA: gli ostacoli, i costi e le difficoltà
La proposta di legge è fondamentalmente una base da cui far partire la discussione in vista della prossima legge di Bilancio mentre il Ministero dell’Economia e delle Finanze studia la proposta.
L’ampliamento del regime forfettario a 500mila partite IVA è il primo capitolo di una riforma fiscale che, in caso di effettiva e completa attuazione, avrà un’introduzione progressiva nel tempo.
Nel breve periodo, date le coperture finanziarie limitate, si è scelto di partire con l’intervento verso i micro-business e il popolo delle partite IVA, rimandando gli interventi più onerosi al futuro. Il costo stimato dell’operazione “mini flat tax” al momento sarebbe di 3,5 miliardi di Euro a partire dal 2019.
Il budget non è l’unico ostacolo sul cammino della mini Flat tax.
Il problema Tempo
Le lancette corrono e i giorni volano, il fattore tempo è fondamentale perché per realizzare la proposta servirà:
- il via libera da parte della Commissione UE: le regole comunitarie prevedono che i regimi agevolati possano applicarsi fino a redditi massimi di 65mila Euro (ma vi sono precedenti di concessioni maggiori da parte della commissione);
- tempo per l’iter parlamentare: come ben sappiamo a volte le discussioni alle camere possono trasformarsi in vere e proprie sabbie mobili.
Classe 83. Trevigiano di nascita ma Internettiano d’adozione. Non ho ricordi di casa mia senza un computer. La prima volta che ho messo piede sul web avevo 12 anni, Google ancora non esisteva e ci volevano ...
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