Il passaggio generazionale: come preparare i tuoi figli per tempo

Passare consapevolmente il testimone dell’azienda di famiglia ai tuoi figli può davvero fare la differenza per la vita loro, e dell’azienda stessa.

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L’aspetto più interessante di un’azienda di famiglia è proprio l’essere un’azienda di famiglia.

Esiste un legame più profondo di quello tra un genitore ed i suoi figli? Li ama, li nutre, li educa con l’obiettivo che crescendo diventino degli adulti felici, sicuri di sé e autosufficienti.

Se hai avviato un’impresa in proprio, probabilmente tra le tue più grandi speranze c’è quella di poter trasmettere ai tuoi discendenti la tua attività, avviandoli e accompagnandoli lungo il cammino fino al punto di cedere loro le briglie e guardarli proseguire sulla strada che con tanti sacrifici hai intrapreso anni ed anni prima. Fino, quindi, al fatidico passaggio generazionale.

Se pensi che sia giunto il momento di coinvolgere la tua prole negli affari di famiglia, sappi che avrai una sola possibilità di farlo nel modo giusto. La prima impressione è quella che conta, e questo vale sia per il sangue del tuo sangue che per tutte le altre persone coinvolte nell’attività.

La cosa più difficile in questi casi è mantenere la più totale neutralità. Sarebbe un errore imperdonabile mettere i tuoi figli su di un piedistallo, imponendoli a dipendenti e collaboratori solo ed in quanto “figli del padrone”, ma è altrettanto sbagliato pretendere eccessivamente da loro, mettendoli continuamente alla prova o addirittura in condizioni di svantaggio e persino di umiliazione per la preoccupazione che possano sembrare o sentirsi privilegiati rispetto al resto del personale.

L’importante è scegliere il momento giusto, ovviamente dopo aver razionalmente valutato le potenzialità e le aspirazioni del tuo futuro successore. Se ritieni ci siano le condizioni per tentare l’inserimento di uno o più figli nella tua impresa, ecco alcuni suggerimenti che potranno essere utili a te a loro.

Falli partire dal basso e lasciali crescere

Quale ruolo assegnare ai tuoi figli al loro primo giorno di lavoro? In linea di massima, è consigliabile farli iniziare dal basso, mettendoli sotto le direttive di un dipendente di terzo o quarto livello.

Molti imprenditori contesterebbero questa scelta, ritenendo che in questo modo si corra il rischio di stroncare sul nascere qualunque attitudine alla leadership. E soprattutto, dopo aver speso tempo e denaro per far studiare i propri figli per acquisire determinate competenze, che senso avrebbe non permettere che mettano fin da subito a frutto quello che hanno imparato?

Insomma, se una persona si è appena laureata in economia internazionale, che senso ha farla partire dalla gestione del magazzino?

Te lo spieghiamo subito: essere un buon leader significa che le persone vogliono seguirti.

Se sei l’ultimo arrivato in azienda e se non hai nessuna esperienza diretta né tanto meno nessun rapporto con i dipendenti, puoi essere pure er figlio de Mazinga ma nessuno vorrà seguirti.

Le persone scelgono di seguire un leader per 3 motivi:

  1. Hanno fiducia in lui
  2. Lo considerano un esempio
  3. Lo rispettano

Ci sono ovviamente tante altre ragioni per voler seguire un leader, ma senza questi tre punti principali qualunque altra motivazione prima o poi finirà per sbriciolarsi.

Certo, l’eccezione c’è sempre.

Ad esempio, nel caso tuo figlio sia Nick D’Aloisio, che a 15 anni ha creato l’app Summly e che è stata acquistata da Yahoo! per 30 milioni di dollari. Se qualcuno, nonostante la giovane età, ha delle abilità fuori del comune ed universalmente riconosciute, beh, è altamente probabile che venga visto come un leader. Ma stiamo parlando di “unicorni”…

Fai in modo che debbano rispondere ad altre persone e non a te direttamente

I tuoi figli, così come chiunque altro, devono essere consapevoli fin da subito che il pane se lo devono guadagnare, dando il meglio nello svolgere la mansione che gli è stata assegnata.

Per questo, è fondamentale che debbano rispondere del loro lavoro ad un manager, un superiore, un supervisore che non sia tu.

In questo modo darai anche un chiaro messaggio a tutti gli altri tuoi dipendenti: tuo figlio/tua figlia non vuole e non deve avere alcun trattamento privilegiato. Vuole essere valutato solo ed esclusivamente in base ai propri meriti, non per le sue parentele, e vuole dimostrare di fare tutto il possibile per il bene ed il successo dell’azienda.

Inoltre, così facendo, i tuoi figli si assumeranno maggiori responsabilità, mentre gli altri impareranno presto a rispettarli sapendo che anche loro si sono sporcati le mani facendo la loro gavetta.

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Fai in modo che conoscano le funzioni (e il funzionamento) di tutti i reparti dell’azienda

Che si tratti della logistica, del customer service o dell’ufficio vendite, può volerci almeno un anno per poter dire di aver davvero capito come funziona e come va gestito un reparto di un’azienda. Conoscere le diverse aree che costituiscono l’impresa permette di sviluppare una visione d’insieme che sarà indispensabile nel momento in cui andranno prese decisioni complesse e strategiche, perché in tal modo si conoscono e si comprendono tutte le dinamiche su cui si basa un determinato business. E una conoscenza approfondita di queste basi si ottiene attraverso l’esperienza diretta.

Non basta “sporcarsi le mani” per una settimana. È necessario affrontare crisi, emergenze, alti e bassi, ed è ben difficile che tutte queste situazioni si verifichino in una manciata di giorni. Vivere questi momenti, osservare come i colleghi e il manager gestiscono e risolvono le situazioni sarà un’esperienza altamente formativa per i tuoi figli.

Cerca di pensare ai tuoi figli come a dei “muletti”, per cui se c’è un reparto momentaneamente a corto di personale approfitta per usarli come rimpiazzo, facendogli vivere in prima persona ogni singolo ruolo all’interno dell’azienda.

Fai in modo che abbiano un mentore in ogni reparto

Spesso le prime esperienze lavorative nell’azienda di famiglia si fanno durante il periodo delle vacanze scolastiche, in attesa di terminare gli studi ed iniziare il tirocinio vero e proprio.

Può essere il momento adatto per iniziare a conoscere l’azienda ed i suoi vari reparti e divisioni, per avere una prima panoramica su quelli che sono gli aspetti più complessi e strategici dell’impresa.

La quantità di tempo e di attenzione che i tuoi figli dovranno dedicare alle singole aree dipende dal loro livello di interesse e di capacità, ed un buon modo per testarli può essere facendoli incontrare con le figure chiave dei vari reparti e passare una giornata con loro.

Queste persone dovranno fargli capire quel è il loro ruolo all’interno dell’azienda e quale rilevanza ha nell’intero processo produttivo. Questo servirà a prepararli per quando inizieranno la loro esperienza lavorativa, in modo che possano essere consapevoli che anche partendo dal basso la loro mansione sarà comunque parte integrante del processo, senza per questo sentirsi sminuiti ma aspirando a dare il meglio per passare poi ai livelli successivi.

Inoltre, servirà ad assicurarsi che, una volta raggiunta una posizione più alta, abbiano rispetto e considerazione anche di chi svolge gli incarichi più umili.

Stimola la loro capacità di analisi

Una delle capacità più importante, se non addirittura LA più importante di un imprenditore è quella di saper periodicamente fare il punto della situazione, individuando e condividendo con i diversi responsabili le criticità e le opportunità di ogni singolo reparto.

Imparare a farlo fin dall’inizio aiuterà i tuoi figli a individuare i vari punti chiave e a metterli in relazione tra loro, a capire l’importanza del lavoro di squadra e a guadagnarsi la considerazione e il rispetto dei loro superiori, colleghi e subalterni.

Questo consentirà di sviluppare una visione di insieme di tutta la struttura aziendale, mettendoli sulla giusta strada per arrivare a ricevere, un giorno, il testimone dell’azienda di famiglia.

Leggi anche: Passaggio generazionale in azienda: le principali difficoltà della generazione entrante

Dal 2001 scrivo per siti internet e blog (passando per quelle che una volta erano le webzine, le community, ecc ecc). Lavoro in proprio come freelance e collaboro con diverse agenzie di comunicazione e ...

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