Rifiutare un lavoro: due situazioni in cui ho detto NO a un cliente e non me ne sono pentita!

Quando rifiutare un lavoro non solo non è un errore, ma può essere addirittura un bene per il proprio business

Rifiutare un lavoro: come dire di no a un cliente nel modo giusto
 

Se pensate che rifiutare un lavoro possa nuocere gravemente allo status di freelance, mi spiace dirlo, ma potreste sbagliarvi di grosso.

A qualcuno tra voi questa affermazione potrebbe sembrare una castroneria, perché, a dirla proprio tutta, quante volte ci siamo ritrovati di fronte a pensieri come:

“quegli spiccioli mi servirebbero proprio per arrotondare”

oppure

“non è esattamente quello che vorrei fare, ma questo passa al momento”

Certo, anche io sono passata per quella fase, quella in cui accetti tutti i lavori che ti vengono proposti perché c’è la crisi, perché c’è la paura di non vedersi rinnovati i vecchi contratti, perché ci sono gli imprevisti da pagare, perché il mio nome non è abbastanza conosciuto.

Ecco quindi che, anche a distanza di anni dai primi passi nel mondo dei liberi professionisti, ci ritroviamo di fronte alla cara e vecchia tentazione di accettare ogni progetto che ci viene proposto. Invece non tutti questi progetti sono adatti a noi, anzi meglio, al professionista che siamo diventati (o che vogliamo essere).

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Se vi dico questo, in un modo così diretto, è perché conosco molto bene queste sensazioni, queste paure: le ho provate per molto tempo. Quindi, credetemi, a volte il gioco non vale la candela. Di conseguenza occorre imparare a fare proprio quello che ci spaventa così tanto: rifiutare.

Già mi sembra di vedere le vostre facce un po’ preoccupate, perché dicendo “no” a un potenziale cliente, si corre il rischio che questi ci chiuda la porta in faccia per sempre. Andato, perso, addio soldi e progetti futuri.

Non posso assicurarvi che non vada proprio così, a nessuno piace il rifiuto, ma se impariamo a declinare l’offerta in modo educato e sicuro, non tutto andrà perduto. Queste sono le tipiche situazioni da “maneggiare con cura”. C’è una buona notizia, dopotutto: si può imparare a rifiutare nel modo più attento possibile. E poi c’è un’altra bella notizia: a volte non vale davvero la pena accettare un lavoro.

Prima di fare qualche esempio pratico, però, vorrei ricordare quali possono essere i principali motivi che dovrebbero far pensare seriamente di non accettare il lavoro.

5 Motivi per cui vale sempre la pena rifiutare un lavoro

  1. Il budget del cliente è così basso che, una volta spogliato del lordo, rimaniamo con un guadagno molto misero, o almeno, che non ripaga gli sforzi, nemmeno moralmente.
  2. Se i tempi sono troppo stretti significa che dovremmo fare le corse per consegnare il lavoro, rinunciando a weekend, riposo, vita personale, ad altri committenti.
  3. Anche l’etica e i propri valori sono fondamentali, ecco perché accettare un lavoro che va contro questa parte di noi potrebbe farci sentire a disagio.
  4. Ci sono dei periodi in cui siamo pieni di lavoro: in questi casi è meglio mantenere libera la pausa pranzo per mettere qualcosa sotto i denti, piuttosto che accettare un nuovo, seppur piccolo, progetto.
  5. Il lavoro è lavoro, così si dice, ma non tutte le tipologie devono piacerci per forza. Ammettiamo apertamente che alcune mansioni ci piacciono più di altre, anzi, qualcuno non ci piace proprio. In quest’ultima casistica rientrano quei progetti che non dovremmo più accettare, insieme a quelli proposti da clienti con cui non condividiamo la visione sul modo di lavorare.

Non dobbiamo avere paura di essere selettivi. Ogni progetto che accettiamo va a occupare il nostro tempo, e fintanto che non disporremo di tempo infinito, dobbiamo scegliere ciò che ci fa “stare meglio”, a qualche livello, che sia esso emotivo, fisico, morale o economico.

Ragioniamo: dire di no a qualcosa significa anche dire sì a qualcos’altro.

Ora che abbiamo messo in chiaro i motivi per cui si dovrebbe rifiutare un lavoro, anche se siamo dei freelance, passiamo a fare qualche esempio pratico su come rifiutare, gentilmente, un’opportunità lavorativa, pur mantenendo i contatti aperti. Cosa c’è di più pratico di episodi realmente accaduti?

Caso #1: la sposa novella e il win-win

Subito dopo la stagione dei matrimoni sono stata contattata da una novella sposa alla ricerca di un videomaker che le realizzasse un fantastico ricordo del suo “giorno più bello”.

Leggete cosa mi ha scritto:

Sono alla ricerca di un videomaker che effettui il montaggio del video del mio matrimonio. Il matrimonio si è svolto a settembre e sono in possesso di più riprese, effettuate con macchine digitali e iphone, con cui vorrei che creassi un semplice racconto del mio giorno più bello. Non ho a disposizione un ampio budget, ma possiamo metterci d’accordo su eventuali sconti al bar che gestisco. Non ho fretta.

Attualmente mi occupo della realizzazione di video promozionali, v-log e di video interviste, meno spesso anche di video in cui si raccontano storie. Avrei di certo potuto svolgere il compito che la sposa novella mi stava chiedendo, ma ho deciso di rifiutare per una serie di motivi che mi hanno fatto capire che non ne sarebbe valsa la pena.

  • In primis, per visionare tutto il girato avrei impiegato più tempo, dato che non ho effettuato le riprese.
  • In secondo luogo, dato che queste non erano state girate da un professionista, molto probabilmente le avrei trovate di scarsa qualità, con tremolii, interruzioni, e quant’altro. Quindi, il problema più grosso: i formati e le risoluzioni.
  • A fronte di un budget limitato, ho capito che avrei potuto investire il mio tempo in qualcosa di più remunerativo.

Nonostante conoscessi tutte le probabili insidie ben nascoste nella sua richiesta le ho risposto in questo modo:

Grazie per avermi contattato. Mi fa piacere che tu abbia pensato a me per questo compito, però mi trovo costretta a declinare la tua offerta. In questo periodo sono molto occupata con altri progetti, tutti con scadenze annuali, quindi i tempi si dilaterebbero fin troppo.

In ogni caso, se ti fa piacere, posso inoltrare la richiesta a un collega che credo possa fare al caso tuo. Fammi sapere se posso esserti d’aiuto. Grazie ancora per avermi contattato.

Non stavo cercando di passare la patata bollente a un’altra persona, solamente mi è venuto in mente un amico che stava iniziando questa professione e quindi avrebbe potuto fare un po’ di esperienza (inoltre frequenta i bar più di me). A quel punto la sposina mi ha risposto:

Grazie mille, sarebbe fantastico! Sto cercando solo qualcuno che faccia un bel montaggio, se mi dici che il tuo amico è bravo, ci credo. Aspetto il contatto, grazie.

Ecco quindi che il rifiuto non si è trasformato in una tragedia greca, anzi, si è venuta a creare una situazione win-win sia per la donna che per il mio contatto.

Che succede, invece, quando le reazioni al rifiuto non sono esattamente quelle che ci aspettiamo?

Caso #2: il cliente storico non ci sta

Qualche anno fa, quando mi occupavo solo di scrittura, ho ricevuto un’offerta lavorativa da un cliente con cui avevo già lavorato in precedenza. Come redattrice mi è capitato più volte di scrivere testi per i blog di altre persone, meno spesso anche degli e-book. Per questo cliente avevo corretto molti testi per il sito, e anche due ebook nel corso dei tre anni precedenti alla richiesta.

Ogni professionista che mi contatta ha un proprio business, e ovviamente un proprio stile che, nel creare i suoi post online, cerco di far emergere. La richiesta del cliente, però, non riguardava più la creazione di testi per il suo sito, bensì la correzione e redazione di un libro che sarebbe dovuto andare in stampa. Ecco cosa mi ha scritto:

Ciao Elisa, è bello risentirti! Come stai? Ti scrivo perché cercando un correttore di testi che mi aiuti con la pubblicazione del mio primo libro sulla vendita di immobili a Londra. Come sai da anni tengo un blog su questi argomenti, quindi ho deciso di raccogliere il materiale per creare una pubblicazione cartacea, aggiungendo anche qualche testimonianza. Viste le nostre precedenti collaborazioni, ho pensato a te per dare un’occhiata alla sintassi, alla forma e per impaginare il prodotto. Attualmente il libro è composto da 200 pagine, molte delle quali sono fotografie. Mi piacerebbe andare in stampa entro la primavera. Non vorrei spendere più di 200 euro.

Fammi sapere se sei interessata.

A volte mi stupisco come si possa pensare che un testo possa essere usato su più supporti, senza essere modificato di una virgola. Un testo scritto per il web ha le sue regole di scrittura, che lo rendano adatto alla lettura a video, mentre un testo che va stampato in un libro segue tutta un’altra trafila.

Allo stesso modo non si può pensare che uno specialista di scrittura online possa diventare, d’un tratto, un editore della carta stampata. Avrei potuto rispolverare vecchi appunti e compiere il lavoro, questo è certo, ma questo avrebbe significato impiegare più tempo, il che si traduce la maggior parte delle volte, in minore guadagno, che, tra le altre cose, era già di suo piuttosto basso. Questa è stata la mia risposta:

Grazie per avermi contattato e per aver pensato di affidarmi la revisione del tuo primo libro: mi sento molto onorata. Purtroppo però ritengo che la revisione di un libro stampato non rientri nelle cose che so fare bene. Come sai, sono specializzata nella redazione di testi per il web. La carta stampata segue altre regole. Mi fa molto piacere che tu mi abbia ricontattata, e spero che tu possa trovare il professionista adatto al tuo scopo.

Ho tenuto la risposta piuttosto asciutta, anche se non ho resistito a spiegare la differenza tra le tipologie di testo. Ma, soprattutto, non mi aspettavo una nuova risposta da parte sua. Diciamo che non ha preso bene il mio rifiuto… Ecco cosa mi ha scritto:

Mi spiace molto leggere questa risposta. Io so che sei brava e puoi fare questo lavoro… Allora è solo una questione di soldi. Agli inizi della tua carriera non ti facevi certi problemi…. E correggimi se sto sbagliando. Io non credo!!! Sappi che il mare è pieno di pesci, quindi vabbè, di certo troverò chi sa fare il lavoro per la cifra che ho stabilito.

Avrei voluto rispondergli ancora, ma sappiamo bene come finiscono queste cose: in un fegato amaro, o in un mare di insulti.

La realtà è questa: ci sono clienti che non sanno accettare il rifiuto. In questi casi è meglio non lasciarsi prendere dal panico, o dall’ira, e lasciare andare. Il che significa non rispondere alle loro mail arrabbiate, o farlo solo se è strettamente necessario.

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Come sempre mi capita quando mi viene chiesto di parlare di me, mi ritrovo in grande difficoltà. Questo perché le definizioni mi sono sempre andate strette. Quello che posso dire su di me è che sono ...

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