Questo articolo è ispirato dal discorso tenuto da Bill Gross durante il TED di Vancouver del 2015. Poco più di 6 minuti di presentazione che ci hanno colpito e che vogliamo condividere con te. A fine articolo trovi anche il video completo, i sottotitoli sono disponibili anche in italiano.
Fondatore di Idealab, un incubatore di progetti, idee e business, Gross ha avuto modo di osservare e documentare le sorti di centinaia di startup e aziende, traendo una serie di conclusioni su quali siano i fattori maggiormente determinanti per il successo di un’impresa.
Conclusioni che hanno spiazzato persino lui!
Le condizioni necessarie per il successo di qualsiasi business
Innanzitutto, identifichiamo le variabili che, insieme, costituiscono la conditio sine qua non per il successo di un qualsiasi business.
Gross ne individua 5, ovvero:
- Idea;
- team (esecuzione);
- modello di business;
- risorse/finanziamenti;
- tempistica.
L’insieme di questi fattori è essenziale, tutti devono essere presenti e funzionanti. Ognuno costituisce l’anello di un catena, catena che deve poter trainare il business e portarlo verso il successo. È sufficiente un solo anello debole perché la catena si spezzi facendo precipitare l’intero progetto di impresa nel baratro del fallimento.
Ogni variabile, quindi, resta indispensabile. Eppure, secondo Bill Gross, alcune hanno un peso maggiore di altre, una diversa rilevanza nell’economia del successo del business, e decide quindi di classificarle in ordine di importanza.
Quando si pensa a una startup, in genere si mette in primo piano l’idea. Dopotutto è dall’idea che tutto nasce, giusto? Ma allora, perché tante startup basate su di un’idea potenzialmente vincente sono finite per fallire?
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Forse perché il team non è stato in grado di portarla avanti nel modo giusto? Il team costituisce la parte esecutiva del progetto, ed è evidente che un’idea, per quanto buona possa essere, ha bisogno di chi sappia metterla in pratica.
Ma è possibile mettere in pratica un’idea senza avere definito un modello di business?
Decisamente no. È indispensabile che l’azienda abbia ben chiaro il percorso che dovrà seguire per arrivare a generare fatturato dai propri clienti, per potere generare profitto. Che sia quindi il business model l’elemento fondamentale dell’insieme di fattori in grado di determinare il successo o l’insuccesso di un’impresa?
Ammettiamo che ci sia l’idea giusta, un team capace di realizzarla e un modello di business inattaccabile. In teoria ci sarebbero tutti i presupposti per il successo. In pratica, senza adeguate risorse finanziarie sappiamo bene che non si va da nessuna parte. Molte startup si sono affermate grazie alla fiducia che hanno saputo conquistarsi e ai finanziamenti che hanno ricevuto. Molte altre, invece, hanno chiuso i battenti senza neanche avvicinarsi al successo, trascinando con loro anche chi le ha finanziate.
E che dire della tempistica? Saper scegliere il momento giusto per lanciare un prodotto o un servizio – o se non altro avere la fortuna di trovarsi nel proverbiale posto giusto al momento giusto – fa sicuramente la differenza. Il pubblico sarà pronto per accogliere la tua idea? Qual è il grado di saturazione del mercato? C’è già una qualche concorrenza?
L’ordine di importanza dei fattori di successo
Analizzando grandi successi come ad esempio Airbnb, Uber, o Youtube – ed anche grandi fallimenti come Friendster (un “antenato” dell’odierno Facebook) – Gross ha infine assegnato un ordine di rilevanza ai cinque fattori.
Il risultato è questa classifica:
- Tempistica;
- team (esecuzione);
- idea;
- modello di business;
- risorse/finanziamenti.
Secondo Gross, la tempistica incide per ben il 42% sulla differenza tra successo e fallimento.
L’esempio perfetto è dato da Airbnb. Questa impresa è stata inizialmente snobbata da molti investitori che hanno pensato: “Nessuno affitterà uno spazio di casa sua a degli sconosciuti.”Il motivo del suo successo, oltre al buon modello di business, alla buona idea e all’esecuzione, è stato proprio la tempistica. Airbnb è venuto alla ribalta proprio al culmine della recessione quando la gente aveva bisogno di soldi, e questo forse ha spinto la gente a superare il timore di affittare casa propria a degli sconosciuti.
La tempistica è stata determinante anche nel caso di Youtube. Nei primi anni del 2000 pensare di veicolare contenuti video online era ancora utopia. La ristretta ampiezza di banda e la necessità di dover continuamente installare e aggiornare i codec video rendevano la cosa parecchio scomoda per gli utenti. YouTube si è affacciato sul mercato nel 2003. Un paio di anni dopo, con l’ampliamento della banda e l’alternativa ai codec offerta da Adobe Flash, YouTube è letteralmente esploso.
Quando questo è avvenuto, YouTube non aveva un business model. Ma aveva un team di gente sveglia e capace che ha saputo cogliere l’attimo e muoversi di conseguenza. Solo dopo aver fatti il colpaccio, hanno messo mano al business model, ricalibrandolo e ottimizzandolo sulla base della nuova situazione.
Al secondo posto, quindi, Gross mette il team. Puoi essere anche in orario mentre aspetti il treno, ma se poi te lo lasci passare davanti senza salirci su non vai da nessuna parte.
L’idea è messa, ed è qui la sorpresona di tutta la tesi di Gross, al terzo posto. È importantissima, è la base di tutto il progetto di business, ma senza una congiunzione temporale favorevole e senza qualcuno che sia in grado di svilupparla nel modo giusto, resta sempre e soltanto una… idea.
Al quarto posto c’è il business model, inteso come capacità di flessibilità e adattamento, di saper modificare la prospettiva iniziale e adattarla ai nuovi scenari di mercato.
Ed infine, al quinto posto, Gross mette i finanziamenti. Oggi ci sono tantissimi modi per finanziare una start up, dai classici finanziamenti bancari al crowdfunding, dagli incubatori ai business angel. È relativamente semplice per una buona idea ottenere una spinta economica, per cui non può essere più considerata una variabile così determinante per il successo di un’idea imprenditoriale.
Riassumendo, quindi, l’esecuzione (il team) conta tantissimo. L’idea conta tanto. Ma la tempistica conta ancora di più. E il miglior modo per valutare i tempi è osservare se il mercato è pronto per quello che si ha da offrire.
Pensandoci bene, non ci era già arrivato qualcuno duemila e passa anni fa?
Dum loquimur fugerit invida
aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.Traduzione > Mentre parliamo il tempo, invidioso, sarà già passato. Vivi il presente (non pensando al futuro), confidando il meno possibile nel domani
– Orazio
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Dal 2001 scrivo per siti internet e blog (passando per quelle che una volta erano le webzine, le community, ecc ecc). Lavoro in proprio come freelance e collaboro con diverse agenzie di comunicazione e ...
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