Permessi e congedi: tipologie, caratteristiche e differenze

Permessi retribuiti, per lutto o per visite mediche e, ancora, congedi parentali o matrimoniali: ecco una breve guida alle principali tipologie previste dal nostro ordinamento.

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La legge italiana sancisce il diritto di ogni dipendente di godere di un determinato numero di giorni di riposto dall’attività lavorativa, le ferie. Il limite minimo di ferie retribuite è di 4 settimane, che possono però aumentare attraverso la contrattazione collettiva, ovvero gli accordi negoziati tra i rappresentanti dei lavoratori e i datori di lavoro a livello nazionale.

Oltre alle ferie, il nostro sistema giuridico prevede anche permessi e congedi, che consentono ai dipendenti di allontanarsi dall’attività lavorativa per un breve periodo di tempo, mantenendo il proprio posto di lavoro e, in alcuni casi, anche la retribuzione (permessi retribuiti).

Sul sito di Dipendenti in Cloud puoi trovare una guida completa ai permessi di lavoro, con definizioni, funzionamento e tipologie.
In questo articolo, invece, introduciamo i concetti di permesso e congedo e ne esaminiamo le tipologie più comuni, con cui potresti avere a che fare.

Permessi e congedi: cosa sono

Con il termine permessi ci riferiamo alla possibilità concessa ai dipendenti di potersi assentare dal lavoro per brevi periodi di tempo. Queste assenze assumono il nome di congedi, quando consentono al lavoratore di partecipare alla vita familiare, in particolar modo al verificarsi di eventi importanti come il matrimonio, il lutto o la grave infermità di un parente.

I permessi e congedi a disposizione dei lavoratori sono di vario tipo e legati a diverse necessità. Possono essere disciplinati in modo differente dai contratti collettivi nazionali di lavoro (C.C.N.L.). Quindi, per capire quanti e quali tipi di permessi e congedi spettano ai dipendenti della tua azienda, ti consigliamo innanzitutto di consultare il contratto collettivo di riferimento per la tua attività.

Permessi retribuiti e permessi non retribuiti

Una volta che avrai verificato quali permessi i tuoi dipendenti possono usufruire, è importante che tu conosca le caratteristiche di ciascuno di essi.

Prima di esaminare le tipologie di permessi più comuni, è importante chiarire che, a differenza delle ferie obbligatorie per legge, non esiste un obbligo di utilizzo dei permessi. Il dipendente può quindi decidere di non richiederli e, in tal caso, il datore di lavoro non rischia sanzioni.

Inoltre, mentre non è consentito monetizzare le ferie obbligatorie, le ore di permesso retribuito non utilizzate devono essere liquidate al lavoratore in busta paga.

La prima distinzione da fare riguarda le due principali macrocategorie:

  • Permessi retribuiti: questa categoria comprende, ad esempio, i permessi con riduzione oraria del lavoro (ROL) e i permessi ex festività. Questi ultimi sono i giorni che non sono più considerati festivi dallo Stato e che sono stati convertiti in permessi disponibili per il lavoratore.
  • Permessi non retribuiti: questa categoria include, tra gli altri, i permessi per gravi motivi personali, che il lavoratore può richiedere quando non può usufruire dei congedi retribuiti.

Fatte queste premesse, possiamo procedere con un’analisi delle principali tipologie di permessi e delle loro caratteristiche.

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Congedo per lutto e permessi per assistenza familiari malati

Il congedo lavorativo per lutto rientra nella categoria dei permessi retribuiti ed è un congedo che il dipendente può richiedere in caso di decesso di un familiare entro il 2° grado di parentela. Questo comprende i genitori, i figli, i fratelli, i nonni e i nipoti del lavoratore.

Consente di richiedere un massimo di tre giorni all’anno e si applica esclusivamente ai giorni lavorativi, escludendo quindi i giorni festivi, i giorni di riposo e le ferie aziendali. Il congedo per lutto va utilizzato entro sette giorni dalla morte del familiare.

È importante comunicare tempestivamente al datore di lavoro i giorni di assenza richiesti e successivamente fornire la documentazione relativa al decesso del parente.

Inoltre, il dipendente può anche richiedere i permessi per l’assistenza a familiari malati, che consentono di estendere l’utilizzo dei tre giorni di permesso all’anno nei casi di comprovata grave malattia del coniuge/convivente o di un parente fino al 2° grado.

In questo caso, il lavoratore deve presentare una certificazione rilasciata da un medico specialista o da un’altra figura autorizzata dal Servizio Sanitario Nazionale entro il quinto giorno dal ritorno al lavoro.

Vuoi sapere di più sul permesso di lavoro per legge 104/92 (per persone disabili o l’assistenza di persone con disabilità)? Leggi la guida di Dipendenti in Cloud alle tipologie di permessi >

Permesso per visite mediche e permesso per donazione sangue

Se un lavoratore deve sottoporsi a visite mediche, a seconda di quanto stabilito dai contratti collettivi e dalle pratiche aziendali, può beneficiare di permessi retribuiti o permessi non retribuiti.

Nel caso dei permessi retribuiti per visite mediche, il dipendente dovrà presentare al datore di lavoro un certificato medico che attesti la visita e l’orario in cui è stata effettuata. A volte, la contrattazione collettiva prevede anche il rimborso del tempo impiegato per raggiungere il luogo della visita.

Per quanto riguarda la donazione di sangue e emocomponenti, le regole sono diverse. In questo caso, il lavoratore può assentarsi dal lavoro per un periodo di 24 ore, che iniziano dall’ora certificata del prelievo.

La retribuzione per le ore impiegate nella donazione viene fornita dal datore di lavoro, che successivamente viene rimborsato dall’INPS. Al ritorno al lavoro, il dipendente è tenuto a presentare un certificato sanitario che attesti la donazione effettuata.

Congedo matrimoniale

Quando un dipendente si sposa, ha diritto di usufruire di permesso per congedo matrimoniale, per una durata massima di 15 giorni effettivi, inclusi i sabati e i giorni festivi.

Il conteggio dei giorni di congedo inizia a partire dal giorno in cui viene fissata la data della cerimonia nuziale.  È possibile utilizzare il congedo matrimoniale entro un mese dalla suddetta data.

Congedo parentale

Il congedo parentale consente l’astensione dal lavoro fino a un massimo di 10 mesi complessivi, da suddividere tra entrambi i genitori, fino al dodicesimo anno di età del figlio. Sia la madre che il padre possono presentare la richiesta di congedo.

Se il congedo riguarda la madre, il periodo accordato può essere suddiviso in maniera frazionata o continuativa, con una durata massima di 6 mesi (o 10 mesi se la madre è l’unico genitore). Durante il congedo parentale della madre, non si includono i giorni di ferie e il periodo di congedo di maternità.

Nel caso in cui il congedo venga richiesto dal padre, il periodo accordato può essere fino a un massimo di 6 mesi. Tuttavia, se il padre ha la necessità di astenersi dal lavoro per un periodo di almeno 3 mesi, il massimo periodo di congedo parentale accordabile diventa 7 mesi. In questa situazione, il totale massimo di congedo parentale risulta essere di 11 mesi, anziché 10.

Scopri di più sui permessi e sulle loro tipologie nella guida di Dipendenti in Cloud ai permessi di lavoro >

Sono nato dalla mente di una giovane StartUp Italiana nel 2013. Amo avere tutto sotto controllo e pianificare ogni cosa, "organizzazione" è la mia parola d'ordine. Ho un look semplice e minimal, ma non ...

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