Business Plan, come NON si fa: 7 ragioni di fallimento comuni ma che nessuno ricorda

Elemento fondamentale per l’avvio e la crescita di un’azienda, il business plan deve essere curato nei minimi dettagli: ecco una lista degli errori che ne possono causare il fallimento

Business Plan, come NON si fa: 7 cose che nessuno ti dice
 

Un business plan efficace e fatto ad arte è la pietra su cui si fonderà il futuro della tua attività. Se però il tuo piano aziendale presenta lacune o errori, questi finiranno per ripercuotersi sulla gestione stessa della tua attività.

Il business plan non deve essere considerato un dogma, ma può e deve essere aggiornato e ottimizzato man mano che la tua impresa si sviluppa, confrontando quelle che erano le tue aspettative con dati e misurazioni periodiche (mensili, trimestrali, annuali).

Il business plan ha poi un ruolo chiave nella fase di startup di un’impresa per la semplice apertura di un conto bancario, e soprattutto per convincere e coinvolgere investitori e finanziatori.

Queste persone esaminano continuamente progetti e richieste di finanziamenti, e basterà un solo errore perché il tuo business plan non venga nemmeno preso in considerazione e cestinato senza essere letto.

In poche parole, dal business plan dipende la vita, o addirittura la nascita della tua idea imprenditoriale. Non puoi permetterti errori.

Ecco i 7 principali motivi per cui un business plan non ha successo.

#1 – Una idea di business sbagliata.

A nessuno piace ammetterlo, ma la prima causa del fallimento di un business plan è, semplicemente, perché l’idea di business non è quella giusta. Spesso molti progetti sembrano vincenti sulla carta, ma quante volte, una volta applicati alla realtà, si sono rivelati un flop?

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Chi deve investire lo sa bene, e se l’idea non lo convince non rischierà.

Per evitare che ciò accada, le divisioni Ricerca & Sviluppo delle aziende si affidano all’UDD (User-Driven Development), ovvero ad uno sviluppo del prodotto orientato all’utente.

Questo prodotto risolve un problema agli utenti finali? Se la risposta è sì, come possiamo presentarglielo? Capiranno subito che può essere la soluzione ai loro problemi? Quanto sarà facile procurarselo? Il suo utilizzo sarà abbastanza semplice? Questa ed altre domande dovranno essere riferite alla tua idea di business.

Quando si tratta di sviluppare un prodotto, spesso le aziende incontrano un campione di potenziali utenti finali, gli illustrano il prodotto e raccolgono le loro impressioni. Dopodiché riportano i feedback acquisiti e tarano il prodotto di conseguenza.

Allo stesso modo, dovrai testare in anticipo le potenzialità della tua idea, il suo appeal sul pubblico, il modo in cui viene recepita. Esponila alle persone che ti stanno più vicino, amici, parenti, colleghi. Ascolta le loro opinioni e le loro critiche, e utilizzale per migliorare il tuo progetto.

#2 – I compensi previsti per i dipendenti non sono abbastanza incentivanti

I piani aziendali possono fallire perché i premi e i salari dei dipendenti non sono in linea con gli obiettivi della società. Ovvero, se un dipendente ha un premio o un percorso di crescita di breve termine (ad esempio annuale) ma l’azienda ha obiettivi al triennio il rischio è che il collaboratore lavori solo focalizzandosi sul raggiungimento dell’obiettivo anno non curandosi del raggiungimento degli obiettivi di lungo periodo fino ad arrivare addirittura a creare delle barriere con il suo operato volto al breve periodo.

Startup e piccole realtà imprenditoriali possono contare su di una maggiore flessibilità rispetto alle grandi aziende, e offrire pacchetti retributivi personalizzati, proponendo ad esempio dei benefit “su misura” ai dipendenti.

Ad esempio, anziché proporre un pacchetto retributivo standard che offra a tutti le stesse condizioni in termini di ferie, malattia, maternità, previdenza e pensionamento, si può offrire ad ogni dipendente un pacchetto calibrato sulle sue reali esigenze.

Prevedere degli aumenti salariali o dei premi sulla base dell’anzianità lavorativa, inoltre, sarà di stimolo per i dipendenti a pensare e ad impegnarsi a lungo termine nel tuo progetto.

#3 – Non prevedere una exit strategy per eventuali soci

Quando si avvia un’attività insieme ad altre persone non si può escludere l’eventualità di conflitti e disaccordi, o più semplicemente di nuove strade che si presentano. Un buon business plan deve anche prevedere il modo in cui affrontare e risolvere le dispute interne, a partire da una assegnazione precisa dei ruoli e delle responsabilità. Chi non rispetta le scadenze, non svolge adeguatamente il proprio o comunque con il proprio atteggiamento mette a rischio l’intero progetto deve essere soggetto a conseguenze definite sin dall’inizio.

Scegliere il giusto socio è estremamente importante, visto che, almeno per i primi anni di attività, condividerai più tempo, risorse, energie.

Per prima cosa, devi essere ben consapevole dei tuoi punti di forza e dei tuoi punti deboli, e cercare di scegliere un partner che sia il più possibile complementare, in modo che le vostre diverse capacità e attitudini si compensino a vicenda.

A volte il co-fondatore di una start up è un amico, un compagno di studi o di lavoro insieme al quale hai sviluppato un progetto comune, ma potrebbe anche trattarsi di uno sconosciuto. Ad esempio, di una persona a cui ti sei rivolto per convincerlo a investire nel tuo progetto e che ti ha proposto di entrare in società con te. In questo caso, prima di accettare informati il più possibile sul suo background, sulle sue precedenti esperienze lavorative e imprenditoriali, su quali sono stati i suoi rapporti con i precedenti partner e perché si sono eventualmente interrotti.

In ogni caso, definendo in modo preciso ruoli e responsabilità sarà più facile allontanare chi dimostri ripetutamente di non essere in grado di svolgere le proprie mansioni. L’importante è che sia tutto messo nero su bianco nel business plan, così da non lasciare spazio a dispute interne che finirebbero per danneggiare ancora di più la società.

#4 – Il team risulta sbilanciato

Un team bilanciato male può essere una delle principali cause di fallimento di un business plan. Spesso, infatti, ci si concentra sulla presentazione dell’idea o del prodotto, e si dimentica che perché il business plan possa poi essere messo in pratica e quindi funzionare c’è bisogno delle persone giuste.

Mettiti nei panni di un investitore: daresti credibilità al business plan di una app per smartphone, per quanto innovativa, originale e competitiva possa essere, se all’interno del team non ci fosse nemmeno uno sviluppatore esperto di applicazioni mobile?

Gli investitori prestano molta attenzione a questi dettagli, ed è per questo motivo che spesso vengono rifiutati a priori anche i business plan di startup in cui ci sia un unico fondatore, ritenendo che una sola persona non possa avere le risorse e le capacità per gestire tutti gli aspetti – tecnici, finanziari, commerciali, fiscali… – di un business vincente.

#5 – Proiezioni finanziarie poco dettagliate

La prima cosa che interessa ad un investitore sono i numeri. Un business plan deve necessariamente comprendere un piano economico-finanziario accurato, che comprenda un bilancio preliminare, una previsione dei flussi di cassa, una proiezione delle spese e dei profitti, la definizione di un break-even point e del ROI, ovvero del ritorno dell’investimento iniziale.

Bisogna inoltre tenere conto della tassazione, delle spese legali ed amministrative, di quelle relative ad aggiornamento formazione, acquisizione di software e attrezzature ed altri elementi che possono accompagnare lo sviluppo e la crescita del progetto.

Si tratta di stime e proiezioni, certo, ma costituiscono le variabili della percorso che ti porterà ad avere sotto controllo e ottimizzare i progressi della tua attività in base al raggiungimento degli obiettivi prefissati.

#6 – Una scrittura poco scorrevole e/o contenente errori e refusi

La sostanza è fondamentale, ma non puoi permetterti di trascurare nemmeno la forma del tuo business plan. È un documento che ti rappresenta, che parla per te al tuo interlocutore, ovvero a chi lo leggerà ed esaminerà. Devi essere assolutamente sicuro che sia redatto in modo chiaro, accurato, scorrevole. Rileggi più volte ad alta voce ogni singola frase, controlla la grammatica, la terminologia, i vocaboli tecnici, ogni singolo dettaglio.

Non esitare a rivolgerti ad un professionista esterno per revisionare il tuo documento prima di presentarlo. O addirittura prendi in considerazione di farti affiancare da un consulente esperto in business plan. Può sembrare un lusso per pochi, ma è in realtà un modesto investimento che può aumentare notevolmente le possibilità che il tuo business plan venga approvato.

Leggi anche: Business plan: esempio pratico su come farlo in modo semplice

#7 – Non migliorare il business plan dopo aver ricevuto un feedback

Dopo aver finito di redigere un business plan, è buona norma sottoporlo ad almeno tre persone, prima di presentarlo a potenziali investitori.

Fai conto che queste persone siano il tuo advisory board. Chiedigli di prendere visione del business plan e di individuare eventuali falle, mancanze, incongruenze. Se da qualcun ti vengono mosse delle critiche, non ignorarle, ma sottoponile anche agli altri e discutine con loro.

Modifica e ottimizza il tuo business plan facendo tesoro delle loro considerazioni ed utilizzandole in modo costruttivo.

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Classe 83. Trevigiano di nascita ma Internettiano d’adozione. Non ho ricordi di casa mia senza un computer. La prima volta che ho messo piede sul web avevo 12 anni, Google ancora non esisteva e ci volevano ...

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