Mentalità imprenditoriale: 7 lezioni per diventare imprenditori migliori firmate Jesse Nieminen

Sei un aspirante imprenditore ma non hai ancora fatto il grande passo? Segui i consigli di Jesse Nieminen per mantenere un corretto atteggiamento mentale

 

Quanto è importante l’atteggiamento mentale per un imprenditore? Molto. Anzi, moltissimo.

Parola di Jesse Nieminen, Co-founder and Chairman di Viima, società finlandese specializzata nel fornire ad aziende e organizzazioni idee e strumenti per l’innovazione e la crescita.

Tra tanti casi di successo, tante esperienze diverse, Jesse ha spesso dovuto affrontare un problema comune a molti imprenditori, a molti team, a molte aziende: la mentalità.

Poter disporre di un team affidabile e affiatato è certamente un buon punto di partenza per rispondere alle sfide di ogni giorno. Che si tratti dell’acquisizione di nuovi contatti commerciali o dello sviluppo di un prodotto, dell’incremento delle vendite o dell’ottimizzazione del cash flow, sono tutti aspetti che un’impresa, con le risorse e gli strumenti giusti, potrà gestire senza troppi problemi. Formazione, aggiornamento, software, professionisti esterni sono abbondantemente a disposizione per rispondere a qualunque esigenza aziendale.

Eppure, esistono alcuni fattori mentali che possono condizionare pesantemente il successo di un’impresa.

Partire da zero e sentire fin da subito il peso di tutte le responsabilità su di sé può essere molto pesante per un imprenditore, che in breve tempo può rischiare di scoraggiarsi fino al punto di desiderare di abbandonare il proprio progetto. Momenti di incertezza possono capitare a tutti, e senza il giusto atteggiamento mentale è facile lasciarsi travolgere dallo sconforto fino al punto di abbandonare il proprio sogno imprenditoriale. Situazioni del genere tendono a verificarsi soprattutto quando un’azienda cresce, aumenta l’organico, e il fondatore sente su di sé la responsabilità nei confronti di collaboratori e dipendenti, che guardano a lui come leader e come modello.

Che tu lo voglia o no, nel momento in cui rappresenti un’attività, la tua mentalità e il tuo comportamento determinano la cultura della tua azienda, nel bene e nel male. Saper gestire il tuo pensiero e le tue azioni, quindi, significa non soltanto conoscere te stesso, ma essere artefice del destino della tua impresa.

7 lezioni per gestire il tuo atteggiamento mentale

1 – Non potrai sopravvivere senza un “growth mindset”

L’espressione “growth mindset” viene generalmente tradotta con “mentalità dinamica” (NB: growth significa crescita), in opposizione al concetto di “mentalità statica” (fixed mindset). Ne tratta ampiamente Carol Deck, docente all’Università di Stanford, nel suo libro “Mindset. Cambiare forma mentis per raggiungere il successo” (Franco Angeli, 2013), in cui definisce la mentalità dinamica come una forma mentis orientata al miglioramento, alla crescita e allo sviluppo personale.

È la volontà di uscire dalla comfort zone della consuetudine, dell’apatia, del preferire evitare i problemi – anzi, fingere di evitarli – pur di non affrontarli. Una mentalità, quindi, rivolta all’auto miglioramento, tramite l’apprendimento e l’esperienza.

Non si tratta di dimostrare di essere migliori, ma di diventare migliori. Molte organizzazioni adottano una “struttura” di sviluppo dedicata proprio a far sì che ogni singolo dipendente, sia esso un manager o l’ultimo stagista arrivato, sia stimolato a vivere e a svolgere sempre meglio il proprio lavoro.

2 – L’Ego è il tuo peggior nemico. Sempre

Nel libro “Ego è il nemico. Come dominare il nostro più grande avversario (Giunti, 2017), Ryan Holiday descrive diverse situazioni e sfide che riguardano tutti noi nella vita quotidiana, sia in ambito privato che in quello lavorativo.

Ognuno di noi soffre di qualche bias cognitivo, “(…) un giudizio (o un pregiudizio) non necessariamente corrispondente all’evidenza, sviluppato sulla base dell’interpretazione delle informazioni in possesso, anche se non logicamente o semanticamente connesse tra loro, che porta dunque a un errore di valutazione o a mancanza di oggettività di giudizio” (fonte: Wikipedia).

Questi bias condizionano il nostro modo di pensare, influenzando in particolare il nostro pensiero critico e, di conseguenza le nostre decisioni.

Un tipico bias cognitivo è l’effetto Dunning-Kruger, meglio noto come superiorità illusoria, per cui il soggetto tende a sovrastimare le proprie capacità positive e sottovalutare quelle negative. Questo porta alla negazione di non essere in grado di fare una determinata cosa, con la conseguente illusione di saperla fare e di avere il diritto di giudicare chi quella cosa sa fare.

In questo caso, l’ego ostacola la nostra capacità di apprendere e di sviluppare nuove competenze grazie alla falsa illusione di avere già tali competenze, fuorviando inoltre la nostra capacità di giudizio.

È evidente quanto ciò possa essere dannoso per un imprenditore o per un manager e, quindi, per l’intera azienda.

3 – Sii sempre onesto e obiettivo con te stesso e con i tuoi collaboratori

Come ben saprai, gran parte del tempo di un imprenditore è dedicato a convincere le altre persone (soci, collaboratori, finanziatori, clienti…) a credere nella sua vision. Fa parte del gioco, giusto? Tuttavia, a furia di ripetere la stessa storia ogni volta, finisci per convincere pure te stesso, anche nel caso in cui la tua vision non sia poi così concreta.

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Un conto è credere in un progetto definito, un’idea realizzabile e dalle buone probabilità di successo. Un altro è raccontarsi una favola che non diventerà mai realtà. Devi sempre mantenere un atteggiamento realistico e critico, anche e soprattutto una volta avviato il tuo progetto imprenditoriale. Stai progredendo nel modo giusto? I tuoi obiettivi sono raggiungibili? In che modo ti stai avvicinando ai traguardi che ti eri posto?

Molti imprenditori, vuoi per un eccesso di entusiasmo, vuoi per ingenuità, vuoi anche per arroganza, continuano a vivere in un mondo di visioni, strategie, obiettivi fuori dalla loro portata, perdendo il contatto con la realtà che li circonda. Un atteggiamento del genere condurrà inevitabilmente l’azienda al fallimento.

4 – Pensa come un’azienda, non come una persona

L’obiettivo di un’azienda è ottenere profitto. Punto.
Ma può succedere che gli interessi personali e quelli aziendali, specie quando si è il fondatore dell’azienda, entrino in conflitto.

Un esempio classico è dato da alcune imprese a conduzione famigliare, in cui alcuni ruoli sono assegnati a determinate persone solo ed esclusivamente perché “di famiglia”, e non necessariamente in base alle loro competenze e capacità.

Oppure, quando invece che al bene comune, ovvero al bene dell’azienda, ognuno pensa solo ed esclusivamente al proprio interesse, non soltanto da un punto di vista puramente economico. Velleità carrieristiche, rivalità personali, o semplicemente il “farsi gli affari propri” giusto per arrivare a fine giornata e tirare paga a fine mese sono atteggiamenti comuni in molte organizzazioni.

Per evitare situazioni del genere devi sempre ragionare mettendo in primo piano la tua azienda, e far sì che anche i tuoi collaboratori facciano lo stesso. Ciò significa che devi essere in grado di prendere ogni tua decisione solo ed esclusivamente pensando al bene della tua impresa, ragionando in modo obiettivo, concreto, sincero e soprattutto pensando alle conseguenze che le tue decisioni avranno nel lungo termine.

Questo non vuol dire diventare un automa spietato e senza cuore, ma riuscire a separare emozioni e interessi personali dagli obiettivi aziendali.

Questo atteggiamento ti aiuterà inoltre ad essere chiaro e trasparente con i tuoi collaboratori, perché tutti saranno consapevoli che le tue decisioni sono motivate e necessarie, perché orientate al bene dell’azienda.

5 – Stai attento all’esempio che dai ai tuoi collaboratori

In qualità di leader, ma soprattutto di fondatore dell’azienda, sei costantemente sotto lo sguardo dei tuoi collaboratori e dei tuoi dipendenti. Tenderanno a comportarsi secondo il modello che tu rappresenti per loro, nel bene e nel male.

Sei sempre lì a sottolineare quanto sia importante lavorare sodo, e poi sei l’ultimo che arriva al mattino e il primo che se ne va a fine giornata, magari con la racchetta da tennis sottobraccio?

Puoi stare sicuro che un secondo dopo che te ne sei andato, ognuno pianterà in asso il proprio lavoro e imboccherà l’uscita.

Pretendi che il tuo team proponga sempre nuove idee e innovazioni, ma poi le bocci sistematicamente? Alla lunga smetteranno di farlo, perché gli avrai tolto qualunque motivazione.

Pontifichi sul valore della qualità, ma poi sei il primo a scegliere forniture e materiali scadenti pur di risparmiare, o a ragionare con l’ottica che “tanto i clienti non capiscono niente”? Quale potrà mai essere secondo te la percezione dei tuoi dipendenti del concetto di “qualità” e quanto si rifletterà sulla qualità del loro lavoro?

“Ok” – potresti dire. “Dopo anni di lavoro e sacrifici ho il diritto di concedermi dei privilegi, dopotutto sono il capo. Sono il padrone.”

Ma devi tener conto che più la tua azienda cresce, più il tuo ruolo diventa determinante, come lo diventa l’esempio che dai. Un atteggiamento superficiale o uno stile di vita al di sopra delle tue possibilità possono influenzare pesantemente il comportamento dei tuoi dipendenti, finendo inevitabilmente per rovinare tutto ciò che hai costruito in anni di sacrifici e duro lavoro.

6 – Se l’azienda appartiene a più persone, queste devono condividere valori e obiettivi

Uno tra gli errori peggiori che si possono commettere quando si fonda un’azienda, è scegliere i soci sbagliati. E per “sbagliati” non si intende soltanto “incompetenti” o “disonesti”, ma anche semplicemente che non condividano gli stessi valori. Se un socio è mosso dalla passione, un altro dal desiderio di ampliare le proprie conoscenze, e un altro ancora dall’aspettativa di mollare tutto in poco tempo e andarsene via con una bella buonuscita, è evidente che il sodalizio non durerà a lungo.

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Valori, aspettative, obiettivi contano, eccome. Possono cambiare nel corso del tempo, ma devono comunque restare alla base delle decisioni più cruciali che tu e i tuoi soci dovrete prendere. Restando allineati su valori e obiettivi comuni sarete in grado di affrontare ogni situazione nel modo più sensato ed efficace possibile in base alle contingenze del momento.

Per quanto possano essere state diverse le vostre iniziali motivazioni, dovrete saperle incanalare verso l’obiettivo comune, che deve sempre e comunque restare il successo dell’impresa che avete creato.

7 – Mantieni sempre un atteggiamento ottimista e positivo

Se sei un aspirante imprenditore ma non hai ancora fatto il grande passo, potresti sentirti scoraggiato da alcune di queste lezioni. Tranquillo, è normale. Anzi, ci sarebbe da preoccuparsi se così non fosse.

Non è facile essere un imprenditore e la strada dell’imprenditoria è lastricata di fallimenti.

Ma può anche dare enormi soddisfazioni. Creare qualcosa dal nulla, qualcosa che offra nuove soluzioni ai problemi delle persone, che sia utile alla collettività, o che aiuti a preservare l’ambiente, crei nuovi posti di lavoro, che possa in un modo o nell’altro rendere il mondo un posto migliore è il sogno di ogni imprenditore, e quando si realizza è senza dubbio qualcosa di impagabile.

E possono essere incredibilmente appaganti anche tanti altri aspetti, come ad esempio l’affiatamento e la condivisione di determinati valori con i propri collaboratori, il rapporto con i dipendenti, il superamento delle difficoltà incontrate lungo il cammino…

Perciò, pur mantenendo un atteggiamento critico e onesto prima di tutto verso te stesso, restando coi piedi per terra nella pianificazione dei tuoi traguardi, ricordati di non perdere mai l’ottimismo e di avere sempre una visione positiva della vita.

Ti aiuterà a superare i momenti più duri e a continuare il tuo viaggio verso il successo.

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Dal 2001 scrivo per siti internet e blog (passando per quelle che una volta erano le webzine, le community, ecc ecc). Lavoro in proprio come freelance e collaboro con diverse agenzie di comunicazione e ...

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